a cura di Giovanna Gallo
Scambio di mail veloce e cortese, appuntamento per giovedi 12 nella sede torinese dell’agenzia di wedding planners SposiAmo, una delle più importanti sul suolo italiano nel settore matrimoni. Silvia Bianciardi mi accoglie in una stanza addobbata come se due dovessero sposarsi da un momento all’altro proprio lì, davanti alla scrivania in vetro. Un abito bianco esposto e clima da nozze in ogni angolo. Mi aspettavo una wedding planner più in là con gli anni, invece Silvia è una ragazza, gentile ed estroversa. Il clima nozze lei lo assaggia ogni giorno, a contatto con le coppie che arrivano in cerca di soluzioni, consigli, suggerimenti. Mi spiega come è approdata al settore matrimoni, lei che lavorava nella ristorazione, mi racconta cosa fa ogni giorno, e va avanti così per due ore, tra aneddoti e curiosità. Il perché lo faccia, non ha bisogno di dirmelo. Glielo leggi negli occhi che le piace, le piace da pazzi.
Giovanna: Silvia, cominciamo dalle tendenze 2010. Come deve essere il matrimonio del prossimo anno e cosa ne pensi delle mode estere che stanno lanciando anche nel nostro paese le nozze biologiche, ad esempio?
- Silvia: La tradizione resta il punto cardine. Non eccedere mai, soprattutto in questo periodo post crisi economica, sembra la soluzione migliore. Pur andando contro i miei interessi, dico sempre che al matrimonio ci si deve pensare solo quando se ne ha la possibilità, senza strafare o indebitarsi. Matrimonio biologico? Una moda che non attecchirà in Italia. Non si può pretendere che gli invitati si adeguino a regimi alimentari di un certo tipo, o a un determinato modo di vedere la vita in un giorno così particolare. Gli sposi devono in primo luogo pensare agli altri, alle esigenze dei loro ospiti, non metterli in imbarazzo.
Giovanna: Cosa fa in concreto una wedding planner?
- Silvia: Non decidiamo nulla, suggeriamo solamente le soluzioni migliori in base alla coppia e al budget a disposizione. Definito questo ci occupiamo della scelta della location, del catering, accompagniamo gli sposi a scegliere l’abito. Andiamo diritti al punto senza perdere tempo. Ho visto tante coppie e so riconoscere le loro caratteristiche salienti. Evito loro di girare a vuoto per cercare la bomboniera, ad esempio, o il ristorante: avendo un rapporto privilegiato con i fornitori, dopo aver individuato il posto adatto, li accompagniamo e, il 99% delle volte, abbiamo ragione, è quello il posto perfetto per loro.
Giovanna: Come si diventa wedding planner?
- Silvia: Ci sono dei corsi di formazione ad hoc, e quelli di aggiornamento che seguiamo periodicamente. Ma una wedding planner non è solo un’organizzatrice di matrimoni. Posso metter su una cerimonia anche in un mese senza problemi (e l’ha fatto, in 28 giorni, come mi racconta, n.d.r.), ma la cosa difficile è essere preparati su un gran quantità di cose, pietre preziose o vini, ad esempio. Mai mostrare insicurezza, in quel momento la coppia si fida di te, ti dà la possibilità di gestire un momento importante: non si può fallire. Per noi ogni matrimonio è diverso dall’altro, perché diverse sono le esigenze di chi ci sta davanti.
Silvia parla a raffica: mi racconta delle differenze tra i matrimoni “nordici” e quelli dei meridionali emigrati (”I primi mangiano poco e i secondi troppo, e guai a infilare sushi tra le pietanze dei matrimoni meridionali!” dice ridendo) e delle richieste più assurde che ha ricevuto da parte dei clienti. “Una ragazza si ostinava a volersi calare da un elicottero in Piazza San Carlo: una cosa improponibile, a meno di un miracolo, cosa che non possiamo fare. Un’altra coppia” continua Silvia, “a un certo punto della cerimonia si è scambiata i vestiti: lo sposo in bianco e la sposa in giacca e cravatta, con tanto di parrucca. Un po’ imbarazzante”.
Ma di richieste particolari Silvia se ne sente fare tutti i giorni. Mi racconta di aver dovuto allestire una cerimonia il 24 Dicembre facendo in modo che non sembrasse Natale, per imposizione della sposa (”Una cosa complicatissima”, dice) e mi racconta di mariti in ansia, pronti a far saltare le nozze con un sms: “Ha scritto ‘Io non vengo’ al testimone al mattino presto e non si è presentato. In quel caso, noi wedding planner, così come abbiamo organizzato, dobbiamo avere il sangue freddo di disfare tutto in modo indolore“.
Sangue freddo che ha dimostrato anche uno sposo, che sull’altare ha annunciato a tutti i motivi del suo “No, non la voglio“: “Trovare la tua futura moglie a letto con il testimone pochi giorni prima delle nozze, non è piacevole. Quella volta lì è finita a botte, terribile“.
Dire wedding planner, secondo il pregiudizio, significa lusso e ricchezza: solo alcuni possono permettersi un simile servizio. Silvia ammette che la sua consulenza ha un costo, ma il risparmio di tempo e denaro è notevole. Per non parlare dello stress: “La coppia, dopo aver deciso la linea guida, deve solo farmi una telefonata, chiedere se va tutto bene: io dico di si, e loro stanno tranquilli. Niente di più facile”.
Da calabrese, le chiedo come vanno gli affari al Sud Italia. “Non molto bene, è un mercato chiuso. Ma tutti i soldi spesi da un calabrese per organizzare un matrimonio con 300 invitati, per la maggior parte sconosciuti agli sposi, io non li spenderei nè li farei spendere”. (Ben detto, Silvia. Da calabrese, e, immagino, futura sposa, ho già i sudori freddi al pensiero di lasciare a mia madre via libera con l’organizzazione).
Torno a casa affascinata dalla professionalità della wedding planner che per due ore mi ha parlato di sè e del suo lavoro, carica di depliants, brochure, cataloghi della perfetta sposa, perfino un’agendina per appuntarsi le spese delle nozze. Un bel lavoro, ma duro. “Non abbiamo orari“, conclude sorridendo, “sarò la prima wedding planner a cui chiederanno il divorzio!“.
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L’originale di questo articolo è su Blogposh.
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