Una recensione realista della serie tv Pretty Little Liars: perché piace così tanto?
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Era un pomeriggio d’estate e mi annoiavo. A mia discolpa posso dire solo questo: il mio rapporto con le quattro bitches di Pretty Little Liars è cominciato così. Mentre guardavo il pilot, mia sorella ventenne mi raccontava di quanto andasse forte questa serie tra le sue coetanee. Capite, niente che aiutasse la mia autostima. Ma sono trash dentro l’animo e il torbido mi attira, come capita a ogni essere umano che si rispetti.
E ho dato anche io, cambiando opinione ogni giorno sui Sì, No, Forse della serie, cercando note intonate in quello che sembrava un terribile errore farcito da dialoghi fuori dal tempo e dal contesto, ammettendo che forse sì, è tutto voluto, vedrai che cambia, i characters evolvono, si cresce, si migliora… Che sia tutto costruito ad arte dal dio delle serie tv è chiaro, ma il come, è altrettanto palese? Tratto da una serie di romanzi scritti da Sara Shepard e ideata da Marlene King, PLL racconta di quattro amiche molto belle e molto poco perspicaci e molto ricche e molto popolari, che si ritrovano, dopo la morte di Alison (Sasha Peters), la loro reginetta, a indagare su temi inflazionati nelle serie tv: la perdita, l’amore proibito, il tradimento, il pentimento, la vergogna, il peccato. Poi arriva il torbido: ragazzine spiate dalla finestra, quindicenni ricattatrici e volgari, genitori meschini, omicidi, riscatti, messaggi e stalking da parte di una (uno?) sconosciuta vendicatrice, che si firma -A. Ti viene da pensare che certe cose non possano convivere: un minuto prima “Oh mio Dio, ci spiava e ci filmava, eravamo piccolissime“, con l’ombra scura della pedofilia che si staglia sul pubblico della Abc Family e un attimo dopo la vita normale, glitterata, di quattro ragazzette di provincia, dove, ovviamente, è concentrato il male e il bene in tutte le sue forme. Senti che il mistero si infittisce e ti piace; poi arriva una battuta straniante che non ti capaciti da dove sia potuta uscire; un attimo dopo ecco che torna il Male, o l’Umiliazione, o il Tradimento, ancora la parte oscura. E finisce tutto con una sfilata di moda. Le attrici che interpretano le quattro amiche bugiarde: Lucy Hale – Aria (già vista in Privileged), occhioni spauriti, capelli perfetti, una storia col prof di letteratura giovine e dal nome intellettuale, Ezra; Ashley Benson – Hanna, la più svampita delle 4, capelli perfetti, trauma infantile da ex ragazza grassa alle spalle, ora la più popolare della scuola; Troian Bellisario (sì, avete capito bene, Troian Bellisario) – Spencer, ragazza ricca, tesserata al club vip della città, capelli perfetti, secchiona del gruppo; Shay Mitchell – Emily, si scopre lesbica alla prima puntata e da allora non si toglie dalla faccia l’espressione smarrita. E non dimentichiamo i suoi capelli perfetti.
Quattro ragazzine che si trovano ad affrontare, nell’ordine: un passato poco chiaro e un gesto poco legale ai danni di una coetanea a cui hanno rovinato la vita; la morte violenta della loro migliore amica; amori con insegnanti, sbattuti in faccia a genitori ed estranei da occhi languidi e baci rubati nei parcheggi, ma ancora incredibilmente segreti; l’omosessualità e l’ostilità della gente; stalking serrato da parte di un maniaco; genitori assenti; minacce di morte; inseguimenti; pazzi assassini; documenti mancanti negli obitori; amori finiti; inchieste e prigione; arme del delitto dissotterrate; le chiacchiere della gente crudele.
Pretty Little Liars vorrebbe ma non può e vorrebbe perché ha un personaggio molto forte e carismatico, la Alison che ha scontato la sua cattiveria con una brutta morte, ma non può, perché di Alison non rimangono che vestiti hot o vecchie foto e qualche flashback che, quasi quasi, ti fan venire voglia di chiedere alla ABC di firmare per uno spin-off dedicato alla vita di questa ragazza cattivissima, sospendendo il resto. Vorrebbe perché la A. dei messaggi non è che un suo alter-ego e con le sue parole cattive nuove storie potrebbero prendere vita. Ma non può, perché, anche ammettendo il gusto per il trash, la volontà di far convivere il Mistero e la vita smeralda in una qualsiasi High School americana ai tempi di Facebook e la necessità di parlare d’altro mentre l’inganno e il passato intanto di svelano, Pretty Little Liars resta una serie romantica in cui vincono gli eroi buoni e senza sale. Una serie in cui si parla d’amore, di bei vestiti e di caccia alla popolarità, condita da un pizzico di thriller e dettagli noir troppo complicati, troppo insopportabili, troppo pesanti perché li si possa comprendere e risolvere (noi non ce la facciamo, gli autori neanche, figuriamoci le argute protagoniste!) in 22 episodi di 40 minuti ciascuno.
Non resta che vedere il seguito: la rete ha bloccato gli episodi sul più bello, con un midseason finale interessante e riprenderà ad Halloween.
Non riesco a smettere di guardare Pretty Little Liars. E vorrei i capelli perfetti delle protagoniste, che rimangono tali anche dopo vari tentativi di soffocamento, accidenti a loro.
Gea says
Io la serie l’ho vista in streaming in lingua originale e non so perchè, ma di solito la serie guadagna punti, anche io come te mi sono “intrippata” (siamo ggiovani) per il mistero, era dai tempi della signora in giallo che non venivo presa così, non so che cittadina sia, ma ha un livello di glamour che manco in brianza, inverosimile, ma essendo una perenne orfana di satc (si ok, c’è gg, ma in estate mica lo fanno) ancora più avvincente sono i loro look, gli smalti e ovviamente i capelli perfetti!
Giovanna Gallo says
@gea: odio i loro capelli perfetti, maledettissime Bitches!
Gea says
Ripetitelo: è finzione, fantasia, fiction. Nella realtà nessuna donna nasce così o se si, comunque ha la forfora.