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Gli stereotipi delle commedie romantiche al cinema

4 gennaio 2012 | Scritto da Giovanna Gallo | 1 commento

Perché i protagonisti delle commedie romantiche dei film americani si comportano tutti allo stesso modo? Ecco gli stereotipi più gettonati.

Conscia del fatto che dopo “Pretty Woman” Gary Marshall non ha più escogitato nulla di buono, eccomi al cinema in seconda fila e con la cornea bruciata a vedere “Capodanno a New York“. La trama è un’accozzaglia di inutili movimenti messi in mano a celebrity del cinema di oggi (Lea Michele di Glee, Ashton Kutcher, Zac Ephron), di quello che fu (Robert de Niro, Michelle Pfeiffer) e di quello che non sarà mai (Sarah Jessica Parker, Bon Jovi), un quadretto natalizio in cui tutti fanno ciò che hanno sempre fatto: quella di Glee e Bon Jovi cantano, Zac Efron e Ashton Kutcher fanno i bad boy poi redenti, Sarah Jessica indossa un paio di Louboutin, Robert de Niro fa il malato terminale, Halle Barry la stangona e così via.

Come tutte le commedie romantiche però ecco che questa pellicola diventa succosa per l’alto tasso di stereotipi triti e ritriti che mandano avanti l’intera baracca.

Ricordate il post sulle scene ricorrenti nelle commedie romantiche? Ecco, in elenco puntato, la sua continuazione naturale:

  • Nelle commedie romantiche i due protagonisti partono sempre dall’odio più profondo per poi arrivare all’amore totale. Di solito c’è antipatia perché uno dei due è spocchioso, o fastidioso, oppure è in una posizione di potere, oppure false leggende metropolitane hanno indotto l’altro a credere di lui qualsiasi cosa: è uno stupratore, non ama i bambini, molesta le vecchine, ha rubato dei soldi e così via. L’0dio va avanti per circa 50 minuti dei 110 totali, fino a quando non succede che i due rimangono bloccati in ascensore per ore e cominciano a conoscersi; lei scopre che lui non è un bastardo ma un filantropo; lui scopre che lei non è una meretrice ma tutti i soldi che guadagna li gira al fratello malato. Scatta la simpatia e dalla simpatia all’amore il passo è breve.
  • La sfigata di turno, a parte diventare Megan Fox semplicemente buttando via gli occhiali e sciogliendosi lo chignon, di solito ha sempre una vita castigatissima, nessun sogno realizzato, pochi amici e non ha mai dato un bacio e di solito comincia la sua rivoluzione licenziandosi in tronco e facendo in serie un sacco di cose stupide: limonando sconosciuti, recandosi alla festa più glamour della città vestita come Jessica Fletcher, ubriacandosi con il punch pur sapendo che non regge neanche il Mon Cherie. E rendendosi ovviamene ridicola, più di prima.
  • Il protagonista, per correre incontro alla sua amata adorata con cui ha litigato, oppure a cui deve dichiarare amore eterno, esce di casa così com’è: in pigiama, con la schiuma da barba ancora in faccia, in ciabatte di Topolino, con il filo interdentale tra i denti. Di solito nessuno lo nota perché lui corre e corre e corre, ma, in generale una folla di meschini lo indicherà e riderà di lui e lui non se ne accorgerà, perché l’urgenza di chiedere scusa alla propria amata è più forte di tutto, anche della decenza.
  • Quando i due protagonisti stanno per baciarsi e tu sei lì che aspetti da venti minuti che lo facciano, lo smartphone vibrerà, la nonna di lei interromperà le effusioni, arriverà l’amico piacione, finirà il mondo.
  • Gli adolescenti si mettono sempre d’accordo tra loro su quando baciarsi o fare sesso per la prima volta, ma proprio quella sera la madre avrà le palle girate e non farà uscire uno dei due, costringendolo a una rocambolesca fuga dalla finestra. Immancabilmente però, al momento di consumare, l’adolescente (saggio) capisce che non è il momento giusto e torna a casa dalla madre con la coda fra le gambe.
  • Gli adolescenti dei film sono sempre in punizione e di solito la punizione è una cosa ridicola (“Niente tv”, “niente merenda!”) e viene data dai genitori per motivi insulsi (rincasi tardi: punizione; baci un ragazzo “difficile” e continui a vederlo nonostante i divieti: punizione; salti scuola un giorno: punizione). La punizione può avvenire tra le mura domestiche ma anche a scuola: di solito al liceo i professori intimano al teppistello di turno reo di aver malmenato un compagno di rimanere ore e ore e ore nella biblioteca dell’istituto a guardare le lancette scorrere lentamente.
  • Quando quelli dei film americani devono farsi i fighi, fanno il saluto militare un po’ scanzonato e quando devono ammettere un errore o di essere stati punti nel vivo, tolgono sempre un cappello immaginario dalla loro testa e dicono “Chapeau“.

Insomma, non andate a vedere “Capodanno a New York”, ma neanche “Natale a Cortina” o “Immaturi – il Viaggio”. Insomma, statevene a casa vostra ad analizzare le commedie romantiche e segnalatemi gli altri stereotipi che riuscite ad individuare!

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Categoria: Cinema, Lifestyle
Tag: ashton kutcher, capodanno a new york recensione, commedie romantiche, commedie romantiche al cinema, cosa succede nelle commedie romantiche, halle barry, recensioni cinema, robert de niro, scene da film, scene ricorrenti nei film, scene uguali nelle commedie romantiche, zac ephron

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  1. [Vi racconto le donne] Quello che ci ha insegnato Pretty Woman (che non è stupido) | Forse ho sbagliato tutto - Il blog di Giovanna Gallo ha detto:
    22 marzo 2012 alle 17:35

    […] Prima di Pretty Woman, cosa c’era? Come facevano i registi a sfornare commedie romantiche degne di tale nome, se tutti gli stereotipi che ci sorbiamo oggi vengono da lì? […]

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