Il calabrese al countdown di fine anno non ci arriva, muore per troppo cibo alle 23.40.
A noi calabresi non piace saltare neanche un pasto. Che sia la merenda o la colazione, lo spuntino di metà mattina o il pranzo di Natale, non ci facciamo mancare nulla.
A ogni pasto si azzera il contatore delle calorie ingurgitabili, per intenderci: se a pranzo ho mangiato tantissimo fino a scoppiare, non è che la sensazione che lo stomaco possa implodere da un momento all’altro mi impedisce di non mangiare di nuovo a cena. Perché l’effetto si è azzerato. Ogni pasto è a sè. Quindi si ricomincia a mangiare.
Questo vale soprattutto durante le festività, in quel continuo di pranzicenepranzicenefruttaseccapranzicene che vi ho già descritto l’anno scorso, col vademecum per la sopravvivenza al Natale calabro. Se la mamma calabra spignatta il 24 Dicembre e frigge tutta la fauna presente nel Mar Mediterraneo, non vuol dire che si fermerà il 25 a pranzo e a Santo Stefano, nè si stupirà se qualcuno, dopo il mega pasto di Natale, dirà “Stasera che si mangia?“, perché il counter di calorie si è azzerato.
A Capodanno, come già annunciato nel post dedicato al menù più lungo del mondo ideato da mamma calabra, si sta a tavola fino alla mezzanotte. La mamma calabra, anziché approfittare delle ferie tanto bramate, riposarsi, prendere un telo e andare alla SPA, si arma di tegami e olio d’oliva e comincia a ungere tutto quello che ha l’ardire di porsi sul suo cammino: calamari, gamberi, melanzane, sedie, salami, manici di scopa. Nulla si salva dalla sua furia, perché la madre calabra avrà in testa due mantra, ovvero: “La Vigilia (di qualunque cosa, ndr) è di pesce” e “A Capodanno si mangia tanto per finire in bellezza“.
Sin dal mattino, sacro momento dedicato alla spesa, ella penserà a cosa propinare ai suoi ospiti moltiplicando per 30 le normali portate che qualunque essere umano porterebbe in tavola.
Non importa che tu sia figlia o nipote, sorella o madre: l’importante è che infili il grembiule d’ordinanza, prendi il frullatore per sminuzzare la qualunque e che non sbagli. Perché la madre calabra ti dà la possibilità di aiutarla (da sola, ammette, non ce la fa, e poi tu sei la figlia femmina, se non le dai una mano sei una degenerata) ma solo come stagista, relegandoti ai compiti meno nobili della cucina: pelare patate, lavare piatti, asciugare pentole. A un certo punto insisterai per dare il tuo apporto in un compito più di concetto e sarà allora che la madre ti darà il compito più ingrato, difficile, impegnativo in cucina: montare a neve.
Non c’è bisogno di essere una foodblogger per sapere che montare a neve è un’arte e che se sbagli, la panna e gli albumi rimangono liquidi e non li riprendi più, e non puoi spalmarli sulle torte, e non puoi metterci il dito dentro, e non sono soffici come le nuovole e soprattutto tua madre ti ha dato un compito che tu (OVVIAMENTE) non sei riuscita a portare a termine.
Perché lei lo sapeva che non eri in grado, “madachihaipresodamenodicerto” ma non se ne capacita, perché, per lei, tutto è facile e per tutto “Non ci vuole niente a farlo!”.
Per tutto il pomeriggio spignatti e spignatti e alla sera ci si mette tutti a tavola per condividere la gustosa cena. E sarà lì che, dopo ore e ore passate sui fornelli, si consumerà il tragico destino del lauto pasto calabro: verrà consumato in 30 minuti netti, esclusa frutta secca, ché non è vero che il calabro ci mette tanto a mangiare, mentre è vero che dalle 9.30 dovrai rimanere inchiodato alla tavola a sbucciare noccioline americane, giocare a tombola puntando kg di euro e perdendoli tutti, in attesa della mezzanotte che non arriva mai, perché alle 23.40 saranno tutti addormentati per il grande, immenso, mastodontico peso sullo stomaco dovuto al cibo ingurgitato.
Sono ormai nelle grazie di mia suocera. Durante le feste ho montato a neve IO. Ci sono riuscito.
Con immensa stima…
E’ colpa della temperatura*disse saltando sulla scrivania.
E’ colpa della tempertatura*ripetè fortemente
Non vi era la temperatura adatta per montare. E’ questa la verità *sbattendo la mano sulla scrivania e rompendosi il meta carpo.
E’ fondamentale la temperatura dell’ambiente per un’ottima montatura ordunque non ci sono colpe.
Assolutamente NOOOOO!!!!!!
( ho una mamma calabrese. Una nonna calabrese. tutta la mia settima generazione calabrese e unita a quella siciliana è un mix mortale di tradizioni culinarie. E ho riso con le lacrime perchè santo cielo. Sì. E’ tutto tragicamente e meravigliosamente vero e reale *_* )
la temperatura *andò via farfugliando
Non so se mi piace di più l’articolo di Giovanna o il commento di Giulia! Li adoro entrambi.
Io sono un calabrese mancato, allora! Voglio una fidanzata calabra!
Non sono mai andata in Calabria (ecco, l´ho detto!!). Ma leggere i tuoi post mi fa venire voglia di farci un salto al più presto. Ho un´ottima resistenza in fatto di cibo 😉