Non vedi l’ora di twittare tutto quello che vedi? Le tue bio online sono tutte un tripudio di social dipendente, geek appassionato, tecno lover? Facebook è la tua seconda casa? Guarire dalla social-fissazione si può, scopri come in questo articolo!
Una volta c’era solo Facebook, che cambia il linguaggio, il marketing, la pubblicità, il modo di divertirsi, di interagire, di comunicare, di informare, detta moda, legge, lancia trend, crea miti, è virale a più non posso.
Poi è arrivato Twitter, che divulga, informa, crea e distrugge, funge da cassa di risonanza, eventualmente affossa, accoglie dall’esperto al bimbominkia fino al vip, lancia news in esclusiva, cambia il modo di rapportarsi all’attualità.
Non paghi di tutto questo sharing, la diffusione degli smartphone a più livelli (dall’adolescente al settantenne, l’importante è essere armato di iPhone) ha diffuso anche l’uso di Instagram, l’unico social network in cui i piedi degli utenti sono più apprezzati dei loro volti, chiunque può scattare una foto e sentirsi Helmut Newton semplicemente saltellando da un X-PRO a un Valencia, è sempre ora di cena e anche due pomodori col sale sopra diventano un piatto da gourmet grazie al tag #foodporn.
Ma quando si passa dal “Che fico, 30 persone hanno messo like alla mia foto!” al “Accidenti, quale foto posto per raggiungere almeno 60 like, 40 condivisioni, altrettanti commenti, diventare virale ed eventualmente finire a Studio Aperto?“.
Quando si passa dal “140 caratteri sono troppo pochi” al pensare in 140 caratteri per far stare tutte le riflessioni su Twitter?
Sei social dipendente se:
– il tuo slang è tutto un tripudio di taggo, mi staggo, addo, sharo, mi checko, ti laiko, ti faccio amico,
– se l’amicizia con qualcuno finisce se e solo se lo cancelli dagli amici di Facebook
– se twitti con una compulsione che farebbe paura a una shopaholic
– se prima di assaggiare quello che hai nel piatto crei un set fotografico intorno, scegli la luce, scatti a più riprese e poi selezioni l’immagine migliore per instagrammarla
– se ti incazzi quando i tuoi amici non dicono che erano con te in un determinato luogo: lo sanno tutti che se non lo dici su Facebook in realtà non è mai successo
– se il tramonto è bello solo dallo schermo del tuo smartphone
– se chi ti sta intorno non ha la minima idea di cosa dici e fai tutto il giorno perché parli troppo strano o non parli proprio, perché sempre attaccato a internet
Allora sì, sei dipendente.
Ma puoi guarire. Come? Scegli la tua strada:
– la strada integralista: l’astinenza totale. Niente pc, tablet, telefoni nei momenti migliori della tua vita. La tentazione sarà forte quando starai vivendo un attimo indimenticabile, da postare subito ovunque, ma dovrai evitare di dirlo, “accontentandoti” semplicemente di viverlo in prima persona.
– la strada minimalista: ridimensionare l’utilità dei social network è senz’altro una strada verso il traguardo. Prova a chiederti a più riprese: “Ma a che serve tutto ciò?” o a ripeterti in testa, come un mantra: “Se la fuffa avesse un secondo nome sarebbe Facebook” et voilà, guarito
– la strada distruzionista: la maggioranza degli utenti con cui interagisci non è davvero importante per te, in pratica puoi fare a meno di condividere con loro parti della tua vita, perché nè a loro nè a te frega un tubo
Se leggendo questo post non ti sei riconosciuto in nessuna delle descrizioni, anzi, ti sei sentito addirittura superiore perché tu sei lucido con la tecnologia e ne comprendi il reale valore, se hai pensato “Io dipendente? Naaaa!“, se ti sei detto, rassicurante: “Io lo smartphone lo uso solo per lavoro” (e poi lo hai twittato), se deridi i dipendenti anche se sotto sotto lo sei un po’ anche tu, sappi, caro amico, che hai imboccato la strada sbagliata, quella negazionista dello “Smetto quando voglio, e poi, smettere cosa, che sto bene?”.
E sì, io sto bene. No, che non sono social dipendente.
Adesso scusate, che ho uno shooting in sala parto, stavolta i 10 mila cuoricini su Instagram non me li toglie nessuno!
lagonzi says
che te devo di?!! 😉 amica! vado che devo scattare una foto al piatto appena sfornato perché c’è ancora una buona luce 🙂