Il mio diritto a essere frivola.
Forse non è chiaro. Allora ve lo spiego.
Io scrivo cose leggere.
Non ho la pretesa di dire “divertenti” perché quello lo deve dire chi legge.
Io stessa sono una persona leggera: scrivo quello che direi e, se non lo penso, semplicemente non so scriverlo. Ho pubblicato due libri che stanno sotto la sezione Humour. Sono buffa (mi dicono). Scelgo sempre progetti che sono nelle mie corde, per questo non mi vedrete mai sulle pagine di cronaca: io quelle cose non le so scrivere bene come farebbero altri. E agli altri le lascio.
Se la leggerezza è un problema, se vi dà fastidio perché occulta i temi seri, io vi capisco e vi dico: di là c’è chi scrive roba per voi.
Se vi pare incredibile che io parli della mia Calabria con toni ironici, senza dire la mia su inchini e problemi, andate da chi parla di Calabria in modo serio, informatevi e siatene soddisfatti. Da me troverete solo ricordi che portano il sorriso sulle labbra perché è quello che mi fa sopravvivere alla nostalgia.
Se scrivo di film romantici e mi venite a dire: ah, ma il cinema impegnato dove lo metti, io vi dico: non sono il vostro tipo.
Se scrivo di web e mi venite a dire: non sei seria, non analizzi, non trasferisci dati, io vi dico: non sono il vostro tipo.
Io rivendico il mio diritto alla leggerezza, a scrivere cose leggere, a dirle e a farle. Rivendico la battuta, l’ironia e lo sguardo lucido sulle cose.
Sbaglio a pensare che la frivolezza sia sintomo di intelligenza? Mi sopravvaluto? Io rivendico solo il diritto di non giustificarmi se scelgo quella via.
La pensate anche voi come me? Allora siamo fatti l’uno per l’altra.
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