Nella mia testa risuona la frase: “Mia figlia crescerà con altri“.
Anche quando mi dico che Elena sta bene, non soffre; o quando mi consolo pensando di non essere la sola; o quando razionalizzo la cosa dicendomi che sono una donna in carriera, e ho bisogno di lavorare per tutta una serie di motivi, e i soldi non sono manco al primo posto; quella frase stronza e meschina continua a suonare nella mia testa, e non riesco a togliermi di dosso la sensazione di stare sbagliando qualcosa. Sempre che la sensazione di stare abbandonando tua figlia di neanche un anno possa rientrare negli sbagli, o non debba finire negli errori madornali di cui ti pentirai presto.
In Italia alle neo mamme (parlo delle dipendenti, che poi è la mia condizione) sono concessi in totale 5 mesi di maternità obbligatoria e 6 di facoltativa con una considerevole diminuzione dello stipendio. Questo vuol dire che, facendoseli proprio tutti tutti, incrociando ferie, permessi, festività, ponti, weekeend, una neomamma può stare con il proprio bambino fino al suo primo anno di vita, se va bene. Se va male, ha bisogno di soldi, e quello stipendio misero al 30% non se lo può proprio permettere. Se va malissimo, è pure sola, senza nonni e senza aiuti, e deve tornare a lavoro.
E sentite un po’ questa logica: torni prima a lavoro perché hai bisogno di soldi per mantenere un neonato, e per garantirgli un accudimento mentre sei a lavoro. E sei a lavoro per fare i soldi che ti servono per pagare chi te lo accudisce.
Solo a scrivere questa frase mi è venuto un magone e un mal di testa che la metà basta.
Sono rientrata che Elena aveva 8 mesi, io e suo papà per lei abbiamo scelto un micro nido molto carino in cui si trova benissimo e fino alle ferie estive usufruirò dei permessi per allattamento. Uscire alle 16 è fantastico, perché c’è ancora luce, cose da fare e forze in Elena per giocare e godersi un po’ la sua mamma. A settembre tornerò al mio full time: condizione assolutamente ordinaria per chi, come me, lavora in un’agenzia. E allora Elena come fa? Chi va a prenderla al nido, con chi sta finché non torniamo a casa?
E quindi ho cercato una babysitter, che la tenga finché non torno.
Da settembre vedrò mia figlia dalle 18.30 alle 21.30, se va bene. Sono le ore peggiori della giornata per lei, perché è stanca, nervosa, affamata e vuole solo andare a nanna. Non avrà voglia di cantare canzoncine con me, le avrà già cantate tutte con le sue maestre e la sua babysitter; non avrà voglia di camminare per casa scoprendo cose strane, le avrà già viste tutte al nido; avrà riso, ballato, battuto le manine e giocato con chiunque tranne che con me o suo padre, e il problema non è che lo faccia, è bellissimo che si diverta: il problema è che lo fa per troppo tempo, e non con me.
Lo detesto. Detesto che mia figlia trascorra tempo di qualità con altri e non con me. E detesto che, nel panorama lavorativo italiano, non esista la flessibilità che mi permetta di stare con lei il tempo necessario.
Non voglio lasciare il lavoro; sono altamente specializzata e ho troppa esperienza, quindi probabilmente nessuno mi offrirebbe un part-time, perché la riduzione di ore di lavoro magari andrebbe a scapito della mia mansione o della mia qualifica. Ho già fatto la freelance, non lo rifarei. Che alternative mi rimangono?
Mia figlia non aveva neanche un mese che già pensavo a dove sistemarla quando non sarei più stata a casa con lei, quando sarei dovuta tornare a lavoro dopo la maternità. Ecco, è uno schifo. Una neomamma che in corpo ha più prolattina che sangue non dovrebbe arrovellarsi sul momento in cui si staccherà da sua figlia: dovrebbe pensare solo a buttare tutte le sue lacrime appresso agli ormoni, a raccontare il parto a chiunque le capiti a tiro e a godersi un periodo di coccole e serenità.
Mia figlia a settembre avrà un anno, comincerà a camminare, a dire cacca, acqua, pappa e lo dirà a qualcun altro, perché io sarò a lavoro, com’è giusto che sia in questo mondo che non è fatto per le madri, è fatto solo per chi è diviso in due: a metà ci sarebbe la flessibilità giusta per fare entrambe le cose, veder crescere un figlio e realizzarti come persona, come professionista e come donna.
E’ vera quella storia che un bambino ha bisogno della sua mamma, ma alle mamme che hanno bisogno dei propri figli chi ci pensa?
Questo è un paese o per madri, o per donne. Entrambe le cose, contemporaneamente, non puoi averle. Puoi averne una, solo se ti sacrifichi in un senso, o nell’altro. Ecco, fatemelo dire: è una merda.
Nella mia testa risuona ancora la frase: “Mia figlia crescerà con altri” mentre vorrei solo dire ad alta voce “Ciao Elena, la mamma è qui, ed è serena, perché nel frattempo ha fatto tante cose belle, come te. E adesso stiamo insieme, tutto il tempo che ci serve per farne altre”.
Vorrei dirlo, e vorrei che fosse vero.
Luca says
Questo, in generale, non è un paese per genitori. Lavoro (faccio 2 lavori) per pagare una persona che accudisce i miei figli. Da quattro anni e mezzo li vedo 2/3 ore al giorno. Questo non è un paese per far figli.
Giovanna Gallo says
@luca: mi scuso se nel mio ragionamento non ho inserito i padri, probabilmente perché sono troppo presa dal mio malessere per pensare che ci siete anche voi. Che merda :/
Nayla C says
Ho avuto lo stesso dilemma anch’io quando ebbi la prima figlia e ho fatto tutti questi sacrosanti (maledetti) ragionamenti appena dopo il parto. Ora ho anche una seconda figlia (di 4 mesi) ,e sai, la conclusione è : che una donna , PURTROPPO, deve scegliere tra carriera e famiglia. 🙁
Buon lavoro!
Giovanna Gallo says
@nayla però ti giuro, non riesco a rassegnarmi.
Nayla C says
Neanche io. Cerco di fare del meglio e mi ritrovo a scrivere di notte per poter mandare avanti il mio lavoro pur di andare a prendere mia figlia più grande a scuola di pomeriggio e passare del tempo con lei …e con la piccola. E ringrazio Dio che ho mia zia che mi da una mano!
silvia says
Ti capisco benissimo. Io nelle tue condizioni al secondo figlio ho optato per il part time dando un calcio alla mia pseudo carriera! Ma non mi lamento perche’ in questo schifo di Paese sono gia’ una donna fortunata, perche’ ho avuto la possibilita’ di scegliere!
Intanto anche cosi’ non puoi capire come e’ dura tenere gli equilibri di donna lavoratrice, fuori sede emigrata e senza aiuti familiari!
manuela says
Cara Giovanna, condivido tutto perché io sono una di quelle mamme che il lavoro l’ha lasciato, non prima però di aver fatto crescere mia figlia con altri, per cinque lunghi anni e aver lavorato praticamente solo per pagare chi se ne occupava. Mi dicevo “dai vedrai che cresce, resisti, è un sacrificio necessario, quando andrà a scuola sarà tutto meno faticoso e meno costoso”. Ma non ce l’ho fatta, ho ceduto quando ero quasi al traguardo che mi ero fissata. Quel “vedrai che cresce” mi sembrava così lontano ma sopratutto che ragionamento era? Sperare che tua figlia cresca velocemente, saltare a piè pari tutte le fasi di crescita e trovarsi in un oasi felice di serenerà “accuditiva” che con un figlio non ci sarà mai! E allora in due anni ho recuperato tutto: ingresso e uscita da scuola, a scuola in bici, recite scolastiche, festicciole. Sempre io presente. Ora ho 40 anni e sto cercando di reinventarmi un lavoro, a fatica ma devo. Non rimpiango nulla di quello che ho fatto, non lo sapevo, ho gestito tutto come potevo. E non c’è una regola precisa, un vademecum per mamme per gestire questa cosa, perché ognuno ha esigenze diverse e ogni bambino è diverso. Questa è stata la mia scelta. L’unica cosa che farei se tornassi indietro è cambiare nazione, una nazione a misura di mamma con servizi a misura di bambino (non con “più” servizi, perché qui, è inutile raccontarsi le favole, non ce n’è affatto) con un welfare vero pro famiglia.
Posso solo augurati in bocca al lupo, cara Giovanna. Ti voglio ricordare però che la piccola Elena non sarà mai stanca della sua mamma, avrà tanto da darti e dirti comunque anche alle 7 di sera. E la sua evoluzione sarà così veloce che ciò che la infastidisce ora probabilmente non la disturberà più a novembre. Ora non ti resta altro che far rigare dritte le baby sitter! 🙂 Un abbraccio
Giovanna Gallo says
@manuela grazie cara manuela, la tua esperienza è davvero un balsamo per me. E hai ragione: ogni bambino è diverso, ma anche ogni mamma – essendo una persona – lo è. non sono il tipo che riesce a dissimulare, purtroppo, e se una cosa non mi fa star bene, ho sempre avuto la forza o l’incoscienza (non so come definirla) di cambiare. IN questo caso non so che fare: ho una carriera, un background importante alle spalle e ancora tanti progetti davanti (magari un nuovo libro? Se solo avessi tempo di fermarmi e pensarci un po’), e la voglia di continuare a lavorare perché ferma non so stare. Allo stesso tempo, già prima di Elena, avevo il dubbio di non voler continuare con questa vita che ti “costringe” a trascorrere intere giornate in ufficio, lasciando al tuo tempo solo le frattaglie. Il mio problema è che ho già lavorato come freelance e, sebbene quello stile di vita fosse il top per la libertà personale, non faceva per me rispetto alla gestione dell’ansia causata da tasse e scadenze. Quindi non ho neanche quella scappatoia. Razionalmente capisco quello che mi dici: a novembre elena non sarà più la stessa che è oggi, cambierà, aumenterà la sua autonomia. Hai ragione, è già diversa da ieri, figuriamoci tra 3 mesi. Però non riesco a trovare consolatorie le tue parole, anche se so che non vuoi avere quell’intento, essendoci passata prima di me e avendo più “esperienza” come mamma. Al momento, non riesco a razionalizzare niente 🙂 Grazie ancora, sentiamoci anche sui social, mi farebbe piacere. UN bacio!
manuela says
No, non volevo darti consolazione, non potrei. Sono tutte scelte, emozioni, paure così personali per le quali solo noi possiamo avere risposte o cure. Però è stato molto bello vedere quante risposte e commenti ha suscitato questo tuo articolo. Non siamo sole e mai lo saremo. E a fronte di chi sceglie di lasciare il lavoro ci sono anche tantissime mamme che riescono, superano gli ostacoli e scollinano, senza nonni di supporto. Ognuno nel suo piccolo sa come deve fare e procede, non senza difficoltà ovviamente. Ci sono delle domande però che questa tua riflessione e quella delle tante mamme che ti hanno risposto mi fa sorgere: perché siamo sempre noi a dover lasciare il lavoro? Abbiamo un lavoro così di “secondo piano” (leggi sfigato) che può essere sacrificato? O siamo quelle la cui carriera non potrà mai decollare più di tanto perché abbiamo figliolanza da gestire al seguito, tanto vale lasciare? O le nostre competenze di “cura” sono così ataviche e radicate nei secoli che non ci si pone nemmeno il problema: solo noi possiamo occuparci dei figli?
Valentina Bri says
Ci sono giorni in cui sembra mi manchi una costola. e a nulla servono le foto che mi mandano dall’asilo, o che mi manda mia madre. Hai detto una cosa giusta, non è un paese per fare i genitori questo.. Ho lasciato mia figlia a 5 mesi, facendo per fortuna le 6 ore concesse per “l’allattamento” tornavo anche io a casa alle 16,30. Ora arrivo a casa alle 18,30 quando va bene, ed è una cosa che mi manda in bestia, perchè si, all’asilo e con i nonni sta una favola, ma il magone ce l’ho io, i sensi di colpa li ho io, e mi dico che non è giusto che una bimba di neanche due anni debba stare senza la sua mamma, e mi dico che non è giusto che una mamma debba prendersi i suoi sorrisi solo un paio d’ore al giorno.
Facciamoci coraggio.
Giovanna Gallo says
@valentina Vale, non so cosa risponderti perché io entrerò in quella fase da settembre e ho già il magone adesso. 🙁
elisa motterle says
Comunque Giovanna facendo la mamma ho imparato una cosa: NON farti venire l’ansia in anticipo, fa male a te e mina anche la serenità del tuo bimbo/(a).
Hai il dovere di essere serena, per te e per lei.
Anche io ero terrorizzata dal rientro full time, e invece è stato meno peggio del previsto. I bambini cambiano, crescono, e soprattutto hanno sorprendenti capacità di adattamento. Dobbiamo fidarci di loro ( e comunque, spiegargli sempre le cose per filo e per segno).
Vedrai che Elena capirà che la sua mamma deve assentarsi ma solo per lavorare, e ti accoglierà saltandoti addosso al tuo rientro la sera.
Non ti preoccupare in anticipo perché non serve a niente, pensa al presente.
Se a settembre la situazione si rivelerà davvero insostenibile, allora la cambierai, in un modo o nell’altro.
(io obiettivamente sto pensando di mandare aff****o la carriera perché non mi dà abbastanza in cambio di tutto ciò che chiede, per esempio)
Cecilia says
Ciao Giovanna!!
Ti leggo ogni tanto e abbiamo una cara amica in comune (Marzia).
Sono mamma e lavoratrice,
La mia bimba ha iniziato il nido a 11 mesi, a settembre scorso.
L’inizio è stato uno strazio, lei non voleva proprio saperne di non stare con me. Poi piano piano ha capito che sarei sempre tornata ed ha iniziato a viverla serenamente.
È pesante lavorare e non stare con loro,
Per questo io e il suo papà non la lasciamo mai a nessuno extra ore del giorno, che sono già abbastanza. (Ma non ti dico le critiche che riceviamo, chi non vive questa situazione non può capire, continuiamo a ricevere inviti per cene alle 10 di sera che puntualmente decliniamo).
Ho poco aiuto oltre al nido e faccio i salti mortali tutti i giorni perche poi oltre ad essere mamma dovresti continuare ad essere una donna (il parrucchiere e l’estetista sono un miraggio), una moglie (sono più le sere che mi addormento con mia figlia di quelle in cui torno sul divano da mio marito), casalinga (quante cavolo di cose ci sono da fare quando ci sono pure i bambini in casa?)e anche magari un’amica, una persona che ha dei rapporti sociali. Tutto questo è il carico che ci piomba addosso quando diventiamo mamme e ripeto, io in primis faccio e sono una mamma, da quando è nata Bianca,
Perché non voglio rinunciare a nulla più di quello a cui sono obbligata a fare.
Mi consolo pensando però che all’asilo sta con gli altri bimbi, che vive una giornata a sua misura, cosa che io quando sono a casa non sempre posso fare perche c’e sempre nel frattempo una commissione da fare, una lavatrice da stendere o altro.
Tutto questo per dirti…. NON SEI SOLA, ANCHE SE UNA MAGRA CONSOLAZIONE!
Cecilia
Giovanna Gallo says
@cecilia ciao cecilia, ovviamente consola di sapere che non sono sola. E ovviamente anche io sono felicissima che elena al nido stia bene, mai una lacrima, sempre felice e sorridente, si vede che si diverte un mondo, socievole com’è. La manderei comunque al nido, se lavorassi 4 o 6 ore, sia chiaro. Il problema è che lavorando full time, il tempo in cui la lasci ad altri – anche se fosse mia madre, forse mi farebbe stare meno male, ma il succo sempre quello è – è davvero troppo. E’ troppo e spropozionato rispetto a quello che dovrebbe essere. Stringiamoci forte e un bacio alla tua bimba!
Vivi says
Cara Giovanna, ne voglio scrivere anche io a breve e giuro non perché lo hai fatto tu <3 é che ho difficoltà a concentrarmi quando ho tempo, la sera, perché io ho inviato la mia lettera di dimissioni la scorsa settimana e le preoccupazioni mi stanno logorando.
Con il mio primo figlio ho fatto come te, ho ripreso a lavorare ed ho continuato a fare un lavoro che ho detestato per 11 anni, poi con il secondo ho deciso di lasciare: il mio responsabile é fantastico, ma i miei due colleghi mi hanno reso la vita impossibile, ben sapendo anche che ho vicino a me i miei genitori, ma mio padre é anziano e malato oncologico. Così con mio marito la decisione di lasciare tutto, perché lavorare per lasciare lo stipendio ad altri e trascorrere poco tempo il coi bimbi (lontana da loro anche tutti i sabati e le domeniche), nervosa a causa di quel posto, non avrebbe alcun senso. E lui, che lavora in proprio, dovrà fare i salti mortali.
Questo non é davvero un paese per genitori.
Giovanna Gallo says
@vivi la mia è un’esperienza diversa: il mio lavoro mi piace, faccio ciò per cui ho studiato, un lavoro tutto sommato creativo, moderno e ben retribuito. Ho delle ottime condizioni di lavoro e colleghi molto carini. Quindi lasciare non è solo complicato, ma anche obiettivamente un salto nel buio. Nel tuo caso, aggiungi situazione a situazione, aggiungi che lavoravi il weekend, e che a lavoro non ti trovavi bene, secondo me 2+2 fa 4, mica altro. Hai fatto bene. Se stai meglio e sei più serena, hai fatto bene. In bocca al lupo e torna a trovarmi sul blog o sui social presto <3
Laura says
Stessa condizione anche per me. 2 figli 3 e 5 anni che lascio al mattino alle 9 e rivedo alle 18… Dal prossimo anno il più grande andrà in prima elementare ed io ho intenzione di chiedere il part-time. Purtroppo è così, siamo continuamente portate a scegliere tra lavoro e famiglia
Giovanna Gallo says
@laura il problema è che magari chiedere il part time – posto che magari non te lo danno, ti auguro di sì – vuol dire anche tirarsi gli occhi addosso dei propri capi. Ti chiedo un favore, non me lo concedi e magari mi rinfacci l’aiuto che ti ho chiesto alla prima difficoltà. Anche questo è da valutare nel tutto. Speriamo non sia il tuo caso però! In bocca al lupo e fammi sapere 🙂
DoctorFra says
Bisogna andare tutti in Svezia (o adottare i loro politici) 😀
http://d.repubblica.it/attualita/2016/06/02/news/mamme_italiane_nel_mondo_storie-3102087/
Greta says
Hai proprio ragione.
Ho due figlie ( 4 e mezzo e 2 e mezzo) e poco meno si 3 anni fa la notte prima di dover rientrare al lavoro (posto d’oro, qualificato ben retribuito con colleghe meravigliose) ho riflettuto parlato parlato e deciso che il giorno dopo, il mio rientro sarebbe stato il mio addio …eppure avevo avuto grazie a capo disponibile anche ulteriori 6 ms di aspettativa non retribuita. ..ma cosa erano 6 mesi in più …briciole rispetto a x quanto ancora aveva avrebbe avuto bisogno di me quella piccola di 1 anno e mezzo.
Ho pianto x diverso tempo ogni volta che pensavo al mio lavoro alla mia scrivania alla vita che facevo ma come in ogni scelta, tra i due dispiaceri ho scelto (perché grazie a Dio ho potuto permettermelo) quello meno insopportabile per me. E la conferma l’ho avuta quando in quelle poche ore del primo ed ultimo giorni del mio rientro scorrevo documenti siglavo quasi senza riuscire a leggere il contenuto e chiedendomi “ma cosa ci faccio io qua!” Sono uscita prima del tempo e corsa a casa dove la mia piccola piangeva, col seno che scoppiava e li allattandola mi sono riappacificata con me stessa. Dopo un bel po’ di tempo sono passate anche i momenti di nostalgia x il lavoro e non ho nessun rimpianto. Ecco ognuna secondo me deve (purtroppo è sempre se può) fare la scelta che la lascerà senza rimpianti.
In bocca al lupo!
Giovanna Gallo says
ecco, questa è un bel messaggio. Hai lasciato il lavoro – è un tuo diritto, non farti fregare da chi dice Almeno tu un lavoro ce l’hai – e stai bene. Grazie, prenderò anche io una decisione in un senso o nell’altro dopo l’estate e le tue parole sono state molto utili. UN bacione!
Mariangela says
Questo è terribile. Io ho tre figlie sotto i 9 anni e non so come faccio riesco anche a fare la freelance con enormi sacrifici sulla mia persona. Le vedo per molte ore, passo tutti i pomeriggi con loro e gestisco le loro esigenze scolastiche (accompagnare, riprendere, etc). Non so per quanto ancora reggerò allo stress di questa vita, certo è che il pomeriggio con loro sono molto stanca e non sempre do il meglio di me. Sono costretta a lavorare, anche se il mio lavoro mi piace. Questo paese ti uccide se hai figli. Ti danno mazzate da ogni lato. Spero di cambiare le cose, non che cambino da sole. Lottiamo perché le cose cambino!
Antonella says
Sacrosanta verità.
Ivy says
Ciao! Ho letto con molto interesse e partecipazione il tuo articolo. Vorrei riportare anch’io la mia testimonianza. Ho una bimba che ho inserito a 9 mesi al nido full-time… sì, full time perché non abbiamo nonni, nessuno che ci aiuti. Quando lei aveva un anno e mezzo, però, in azienda hanno fatto un licenziamento collettivo. E… ci credi?? Per me è stato un sollievo! A quel punto abbiamo perfino deciso di fare la seconda figlia! Non avrei mai avuto il coraggio di lasciare un lavoro a tempo indeterminato volontariamente, anche se tenere la bimba al nido comportava una spesa enorme, per non parlare di tutte le malattie che si è presa, del fatto che dovesse stare chiusa tra quattro mura tutto il giorno e del fatto che avremmo dovuto mettere da parte il sogno di avere un altro bimbo.
Da quando sono a casa con lei, siamo molto più felici. Ma io dico, si può gioire per un licenziamento? Non mi sembra normale, è un segno che le cose nel nostro paese vanno al ccontrario!
Giovanna Gallo says
@ivy grazie per la tua testimonianza. Hai detto tutto tu: se gioiamo per essere state licenziate, stiamo proprio messe bene (ma ti capisco davvero). UN bacione
Sara Maselli says
Signora Gallo sono d’accordo su tutti i punti. Però dovrebbe includere anche le libere professioniste nel suo post. Purtroppo lei è vero che dovrà riprendere a lavorare da una certa data in poi, ma pensi anche a chi, come me, fino all’ultimo giorno ha lavorato e già il giorno dopo aver partorito era a guardare le email. Non per disinteresse della nascitura ma per vero e proprio problema sociale-lavorativo che non permette di godersi il momento più di tanto. Pensi alle libere professioniste che non hanno la maternità, intesa come periodo retribuito, quindi se durante la gravidanza stanno male si arrangiano, pensi a loro che devono lavorare di sera quando il marito ritorna con un rallentamento lavorativo di consegna pazzesco o sperare che il cliente chiami o far chiamate quando il bambino dorme. Pensi a loro quando devono allattare davanti al PC, pensi a loro che devono chiedere aiuto esterno ( parenti o inserimento al nido) già da subito se vogliono ritornare a lavorare e continuare la carriera anche solo per mantenere la nuova arrivata. Pensi a loro che essendo libere professioniste sono preoccupate del fatto che se non lavorano perdono clienti che difficilmente possono recuperare. Ecco quindi in un certo qual modo spero di consolarla facendole pensare che esistono situazioni peggiori della sua. Abbiamo voluto fortemente essere genitori e cercato per anni e anni. Volgiamo vederla crescere e non perderci i suoi progressi ma allo stesso tempo dobbiamo lavorare perché non si vive di aria. Siamo liberi professionisti entrambi, stesso lavoro pure, quindi si immagini come la viviamo.
Confermo: non è un paese per madri che lavorano o lavoratrici che vogliono essere madri.
Cordialità
Clarita says
Concordo. Almeno le lavoratrici dipendenti hanno un minimo di tutela. Ma noi autonome zero! Io ho due figlie. Le ho volute fortemente ma me le godo pochissimo. Ho lavorato fino al giorno prima del parto e ho ripreso subito dopo. Purtroppo non si può chiudere la baracca. Però è davvero avvilente non poter dedicarsi a loro come si vorrebbe, non potersi godere tutte le loro prime volte…
Giovanna Gallo says
@clarita ciao e grazie per il tuo commento! Non pensare che non capisca: sono stata freelance anche io per 3 anni, e conosco benissimo quel tipo di vita. Mi dicono tutti di tornare a quel regime lì, ma non so se lo farei. Massima stima per te, devi fare il doppio del lavoro davvero. In bocca al lupo!
Giovanna Gallo says
ciao Sara, intanto dammi del tu 🙂 Sono stata libera professionista anche io, per 3 anni, 2 dei quali in semplificata, con tutte le rogne del caso. Solo che all’epoca non ero ancora mamma, quindi mi ricordo i ritmi assurdi e l’angoscia per acconti e tasse (la stessa che mi ha fatto chiudere, ma era anche un limite caratteriale), l’essere sempre in giro, il non fermarsi mai, il doversi vendere. Non mi andava di parlare di un’esperienza che non conosco, per questo non vi ho citato. Ma vedo, da colleghe che sono libere professioniste e devono gestire 2 o 3 bambini, che si affannano non poco. Quando poi intervengono problemi di salute o logistici che ti costringono a fermarti e a non lavorare (dunque,a volte, a non fatturare) capisco possa diventare un bel bordello. Quindi non è che mi sono dimenticata delle libere professioniste, ne conosco molte e mi ricordo com’è lavorare a quei ritmi. Solo che non era la mia esperienza e di solito parlo con più cognizione di causa di ciò che conosco 🙂 In bocca al lupo Sara, per tutto!
Chiara says
E purtroppo hai ragione…io sono rientrata da un mese, a tempo pieno perché la mia bimba ha già più di un anno (ho preso anche dei mesi di aspettativa) e la sera mi trovo spesso a gestire una bimba nervosetta, noiosa, stanca, che vuole solo stare in braccio, ma anche così fa i capricci…non è colpa sua, lo so bene, siamo state lontane tutto il giorno e ha bisogno delle mie attenzioni, ma al tempo stesso è stanca dopo una giornata di giochi. E io mi sento in colpa perché mi lamento anche del fatto di non avere più un momento per me e per le mie passioni. Mi sento in colpa se mi organizzo per uscire una sera senza di lei, perché mi sembra di rubarle altro tempo. Forse devo darmi tempo per riorganizzarmi ma al momento la situazione non mi piace.
Giovanna Gallo says
@chiara ti capisco. Credo siano sentimenti condivisi da tutte le mamme nella nostra situazione. Questo non so se ti consola ( a me non tanto o almeno non sempre) però almeno rassicura un po’: non siamo pazze 🙂
Filippo says
Fare la madre È il lavoro per eccellenza. Tutto quello che facciamo lo facciamo perché siamo nati e una madre ci ha dato la vita.
Parte di quello che facciamo dovrebbe essere investito per una maggiore consapevolezza che sostenere le madri significa rinforzare le basi della società e darci futuro.
Ilaria says
Ciao Giovanna, io ho portato mio figlio al nido che aveva solo 5 mesi e mezzo. Mi sentivo una madre spregevole e senza amore per suo figlio. Il secondo giorno di nido mi sono chiusa in macchina a piangere subito dopo averlo lasciato alle maestre. Mi chiedevo se stessi facendo la cosa giusta. Non ho mai avuto segnali da parte di mio figlio (che ora ha quasi due anni) che non stesse bene o che ci fossero problemi; mai un capriccio perché non voleva andare a scuola, anzi, tutt’altro. Il disagio era principalmente mio.
Sono tornata a lavoro perché, come hai scritto tu, non potevo permettermi di rimanere a casa con lo stipendio al 30% e non avevo nonni a disposizione a cui poter lasciare mio figlio (viviamo distanti e comunque i nonni di mio figlio lavorano ancora tutti e 4…. Credo che un post andrebbe fatto anche sulla situazione delle pensioni in Italia, ma sto divagando); ma soprattutto perché ero da sola in una nuova città e stavo impazzendo. Avevo bisogno di riprendere “contatto con la realtà”, con il lavoro e con qualcosa che fosse diverso dal pensare a pannolini, latte, pianti,ecc….
Ma ho lottato con l’azienda per cui lavoro per avere un orario che mi permettesse di andare a prendere mio figlio entro le 4 del pomeriggio per stare con lui un po’ di quel tempo che descrivi anche tu nel post. Detestavo l’idea di vederlo per poche ore alla sera e solo per il tempo del bagnetto/cena/ messa a letto. Non mi bastava.
Quindi cara Giovanna, se senti la necessità di trovare una soluzione diversa da quella che ti sei prospettata io la cercherei a tutti i costi. La cercherei come se fosse l’unica possibile perché è quella che sentì giusta per te.
Vedrai che riuscirai a trovarla.
In bocca al lupo!
Ilaria
Giovanna Gallo says
@ilaria: grazie per la tua testimonianza. hai ragione quando dici che è un problema nostro: anche Elena sin dai primi giorni non ha mai, e dico mai – anzi, a volte è più malleabile e serena al nido che a casa – lagnato. E’ sempre molto felice di andare e se potesse chiedermi altri 5 minuti quando vado a prenderla lo farebbe 🙂 RImane di base il problema che non mi sento a mio agio al pensarla per tutto quel tempo lontana da me o da suo padre: sono 9 ore quasi, in cui, piccola come, io credo dovrebbe stare un po’ più di tempo con la sua famiglia. La realtà della fine dell’allattamento mi è crollata addosso l’altro giorno – sai quando fai finta che un problema non esista per evitare di pensarci? – e adesso ho poco tempo per lottare per un part time. Che comunque, credo, non mi concederebbero, per conformazione aziendale. Vedremo come andrà, ma tengo per buona la tua esperienza e i tuoi consigli. In bocca al lupo a noI!
ergosylar says
Cara Gio, mi sono un po’ immagonata anche io, come forse sai ho due gemelli che proprio ieri hanno compiuto due anni. I mesi di maternità obbligatoria sono uguali anche con due bimbi, mentre per fortuna cambia un po’ il discorso allattamento e maternità facoltativa. Fino al loro primo anno ho potuto godere di 4 ore di allattamento invece di due, che è una grandissima cosa perchè ti permette di lavorare solo mezza giornata. Sono rientrata che loro avevano appena compiuto sei mesi e ovviamente al mattino stavano con la tata (una persona meravigliosa, la mia ostetrica tra l’altro, competente e professionale, il che mi ha dato non poca tranquillità). Finito l’allattamento ho iniziato con il congedo parentale a ore. Ovvero i sei mesi di facoltativa che vengono erogati a numero di giorni, e vanno richiesti mese per mese. Lavoro quindi solo mezza giornata e l’altra mezza sono in congedo al 30%, ma non è male considerando che le 4 ore lavorate sono pagate comunque al 100%. Mettici che essendo in due ho 6 mesi + 6 mesi, ho appena terminato i congedi di lei e ora inizio con quelli di lui. Sono 180 gg di cui consumo circa in media 10 gg al mese. Se tutto va bene ho ancora almeno 18 mesi di questo regime meraviglioso, in cui la mattina faccio il mio lavoro in ufficio (e loro hanno la tata, perchè non li ho mandati al nido) e al pomeriggio sono a casa con loro. Questo dovbrebbe portarmi fino al loro ingresso alla materna l’anno prossimo a settembre, dopodichè non ho la minima idea di come farò ad andarli a prendere e stare con loro. Questa cosa del congedo a ore è l’unica agevolazione che ho avuto, per me è già moltissimo, ma in ogni caso è come dici tu, lavoro anche io per pagare la persona che sta con loro mentre sono al lavoro per prendere i soldi che servono per pagarla. E’ allucinante. Io ci penso spesso a smettere di lavorare, ma è giusto dover arrivare a pensare di privarsi di una parte comunque importante di quello che siamo e facciamo solo perchè non abbiamo il minimo aiuto per poter fare serenamente entrambe le cose??
Giovanna Gallo says
@ergosylar ciao cara! No, non è giusto. Non è giusto neanche, come dice @manuela in alto, che il ragionamento del Cosa faccio sia sempre a carico delle madri. Il mio compagno è perfetto, siamo interscambiabili, al netto della mammite di elena che in questi mesi si è acutizzata, ma lui ha fatto solo un giorno di congedo a casa (non siamo sposati) e quindi non sa cosa vuol dire stare con lei per accudirla in pianta stabile. E’ il problema dei padri, che on sono comunque presi in considerazione dal sistema. In questo caso, è un problema delle madri, fine. Al mio compagno non verrebbe mai in mente di lasciare il lavoro – forse lo cambierebbe ma solo perché a un certo punto è fisiologico volerlo fare. Per quanto riguarda la vita con i gemelli, tanta stima: hai fatto bene a incastrare i congedi a ore, avrei potuto farlo anche io, ma questo non avrebbe cambiato la situazione: siamo una coppia senza aiuti (a parte mia sorella, che ci dà una mano nelle emergenze, che adora sua nipote ma prima o poi SPERO trovi un lavoro e si faccia la sua vita), in una grande città, con un lavoro che ci tiene impegnati 9-18 tutti i giorni. In più, lavoriamo insieme, e questa è una cosa bella e brutta allo stesso tempo: facciamo lo stesso lavoro nello stesso reparto e se non lavoro io, deve farlo lui anche per me. Insomma, veramente un casino, almeno allo stato attuale delle cose. Incrociamo le dita e in bocca al lupo per i tuoi due piccoli!
Bianca Petrisor says
Ciao Giovanna,
siamo amiche su Facebook ma ancora non abbiamo avuto modo per incontrarci di persona.
Ho seguito la tua gravidanza e dopo quando è arrivata tua figlia e sono felice per te.
QUello che leggo in questo articolo lo sento molto vicino perché, anche se ho 26 anni, il mio orologio biologico è suonato già da un bel po’ e voglio entro i prossimi due anni avere la mia prima bambina (speriamo sia femmina!).
Riconosco che la realtà del lavoro dipendente siano queste purtroppo, lo so bene, ma non esiste solo questo, voglio solo dirti questo.
Esiste un altro tipo di attività nella quale puoi decidere liberamente gli orari, il tempo che vuoi lavorare, dove, quando e quanti soldi vuoi guadagnare (e non mi riferisco ai classici 1500, ben oltre) e io ho scelto di fare questo lavoro perché, come te, e penso come tutte le mamme, voglio vedere e seguire i miei figli nella crescita, essere lì con loro quando diranno le prime parole e vederli fare il primo passo.
Tutto questo è possibile Giovanna, se sei disposta ad avere una mente aperta e prendere in considerazione che c’è qualcosa di diverso e di meglio che puoi fare.
Un abbraccio
Giovanna Gallo says
@bianca ciao bianca! che piacere leggerti anche qui! Sì, certo che so che c’è l’alternativa: la mia potrebbe essere quella di vivere di sola scrittura, ed è per quello che potrei sacrificare un lavoro che comunque mi piace e mi dà soddisfzioni da molto tempo. Cambiare lavoro tanto per, cadere nel baratro di fare una cosa che non è nelle mie corde, anche quello sarebbe un errore! Ma grazie davvero per il tuo consiglio, e in bocca al lupo per il tuo futuro di mamma 🙂
Bianca Petrisor says
No, non sto parlando di cambiare lavoro, sto solo dicendo di costruirsi un piano B e ascoltare che tanto non costa nulla non credi?
Ho creato un blog apposta per parlare di questo, se posso ti lascio il link cosi guardi il video comodamente da casa.
Sara says
Leggo questo post mentre il mio bambino di due anni e mezzo è in piscina con la tata (& family). Quanta tristezza…avrà senso?
Ando says
Ciao, ti capisco io sto uno schifo e non so come uscirne… Dopo tanti anni e problemi vari finalmente a fine gennaio è nata la mia bimba la mia ragione di vita. A settembre sono OBBLIGATA a tornare al lavoro “perché c’è molto lavoro non sappiamo più come fare senza di te” quando mia figlia avrà appena 7 mesi. Non avendo nessuno che me la tiene l’ho iscritta al nido e per fortuna l’hanno presa ma a partire da metà ottobre. E prima??? Ho proposto di fare metà giornata al lavoro usando la montagna di ferie accumulate negli anni passati ma la risposta è stata secca “o torni a tempo pieno o niente al massimo ti diamo due ore di allattamento a fine giornata”. Sono a pezzi non ci dormo più la notte… che senso ha andare a lavorare per poi dare i soldi alla babysitter?? Adesso la bambina sta con me 24 ore su 24 non posso neppure pensare di non vederla per un giorno intero.
Serena says
Ma quanto ti lamenti? Non sapevi che sarebbe andato così PRIMA di avere una figlia? Non potevi batterti per il cambiamento PRIMA di avere una figlia? Non hai fatto niente, ti sei fatta gli affari tuoi, non ci hai ragionato e ora ti lamenti. Potevi pensarci PRIMA, ora pedala, e magari senza tutto questo vittimismo.
laura says
Che aggressività gratis
“Ora pedala?”
Ma davanti a un problema tanto serio tutto questo odio da cosa è giustificato?
elisa motterle says
Cara Serena, devi essere proprio brutta persona per rovesciare tutto il tuo livore (dettato da chissà che) adosso a una persona che in fondo, si è limitata a esprimere il SUO punto di vista sul SUO blog. Non ti sta bene? “pedala” altrove, il web è grande e pieno di haters come te.
Giovanna Gallo says
@elisa non ho risposto proprio perché mi sembra un commento totalmente fine a sé stesso, senza nessun intento costruttivo. Ma grazie del tuo supporto 🙂
Serena says
Invece mi sembra costruttivo eccome il mio commento. Aspro senz’altro ma perché mi sembra davvero sciocco lamentarsi di una situazione che si poteva facilmente prevedere. Non ho capito, pretendi e pretendete di rimanere a casa stipendiate da non si sa chi solo perché avete messo al mondo un figlio? Perché non rispondi al mio commento? Ho toccato un nervo scoperto? Ti sei accorta di aver fatto il passo più lungo della gamba? E perché non te ne sei accorta prima dato che quello che c’è da fare è una semplice conta delle ore libere? Non dico che la scelta sia facile ma la situazione non è facile per nessuna categoria di persone, non solo per le mamme. Tu però la tua situazione te la sei scelta, hai volutamente fatto un figlio e ora pensi di fare il secondo anche se sai a cosa vai incontro. Prenditi la responsabilità delle tue scelte, perché tieni sempre a mente che la tua è una scelta, il figlio non te l’ha portato la cicogna.
Giovanna Gallo says
Non rispondo perché non mi va di fare polemica. Prima di fare un figlio non sapevo come mi sarei sentita rispetto al mio lavoro e all’avere un bambino. Tu invece lo sapevi? Potevo prevedere le criticità logistiche e infatti non mi volevo lamentare di quello.
Forse non ho espresso bene in questo post quello che volevo dire, e per questo sei arrivata a determinate conclusioni. Un saluto 😉
Serena says
“Prima di fare un figlio non sapevo come mi sarei sentita rispetto al mio lavoro e all’avere un bambino.” dovevi almeno provarci però, un dovere nei confronti tuoi così da non soffrire nel ritrovarti catapultata in una situazione come se non l’avessi scelta, nei confronti della tua famiglia che ti vede scontenta, nei confronti dei datori di lavoro che dipingi cattivi ma che non ti hanno fatto nulla, nei confronti della società che indichi come causa dei tuoi male ma che anche lei non ti ha fatto nulla se non metterti di fronte ad una scelta.
Tra l’altro non è un ragionamento difficilissimo, si tratta di aprire le mani e di contare all’indietro, sottraendo il numero di ore in cui si sta al lavoro ed ecco là che viene fuori un numero, il numero magico delle ore che si avranno a disposizione per stare con la bambina, col marito, in panciolle, a leggere, ecc. Il tuo è il lasso di tempo che va dalle 18:30 alle 21:30, era semplicissimo calcolarlo. Se questo numero ci convince, bene, avanti tutta!, se no è meglio ripensare alle proprie priorità. Nessuna polemica.
laura says
Non lo e’ per far figli.
Se le leggi, la cultura, noi considerassimo anche il ruolo dei padri, la loro eguale responsabilità nelle questioni di cura dei figli, forse lavoratrice/madre smetterebbe di essere la solita vecchia dannosa contrapposizione.
elisa motterle says
Ciao Giovanna,
grazie di avere aperto la discussione sul tema.
Vorrei portare anche io la mia esperienza: mia figlia ha due anni e mezzo ed io sono rientrata al lavoro (proprio perché quel misero 30% non mi bastava) quando lei aveva 5 mesi. A sette mesi ha cominciato il nido, comunque fino alle 15.30 e siccome io lavoro lontano da casa e non ho la famiglia vicina, inizialmente mia madre si è trasferita a casa nostra, dandoci una grossa mano a livello pratico ma minando profondamente i nostri equilibri di famiglia appena nata.
Ora ci siamo organizzati con una ragazza alla pari ( e grazie a dio abbiamo una stanza in cui alloggiarla), ma hai proprio ragione, il problema non è di sapere che tua figlia è in buone mani, il problema è che si finisce per passare assieme solo i ritagli di tempo, e non è mai tempo di qualità.
Più ci penso più mi si spezza il cuore.
Aggiungo che lavoro nel digitial quindi – per definizione – un tipo di attività che potrei tranquillamente svolgere da remoto.
Naturalmente in azienda mi hanno rifiutato la possibilità del telelavoro – fosse anche occasionale – accampando scuse.
Sono esattamente nella tua situazione: non voglio tornare a fare la freelance perché in italia alla fine ti trasformi in un recupero crediti; ma non voglio neanche essere una schiava a vita. Mi piacerebbe fare il secondo bimbo, e poi deciderò-.
Giovanna Gallo says
Il problema è: ci facciamo il secondo (hointenzione di farlo anche io appena elena sarà più grande, ma come farò a gestirlo? Ecco, se riuscirò ancora per poco a dissimulare solo avendo elena, con due credo proprio di non poterlo fare. Che pasticcio enorme 🙁
Giulia says
sono una mamma italiana e vivo all estero, in Olanda, con il mio compagno. Non abbiamo qui ne nonni ne famiglia che ci possa aiutare. facciamo tutto da soli. qui i mesi di maternitá sono 4 un mese prima della nascita del piccolo e 3 (TRE!!) mesi dopo. il part time é una possibilitá piu raggiungibile che in italia, ma solo in alcuni casi e per alcuni lavori. Non é neanche pensabile che le neomadri stiano a casa per UN ANNO!!! (?!?!?) mettendo assieme tutti i permessi possibili e poi magari fare apposta a rimanere incinte del secondo per continuare la serie. Qui si lavora CON LA PANCIA fino a un mese prima del parto, anche se hai un lavoro a rischio.
Io adoro questo paese che mi ha dato tanto e fare figlia in italia non sarebbe stato nemmeno pensabile.
pero’ guardatevi un po attorno prima di lamentarvi.
Giovanna Gallo says
ciao Giulia, secondo te l’articolo che ho scritto sarebbe stato obiettivo e sensato se avessi parlato di un’esperienza che non ho vissuto personalmente? Io vivo a torino, non so niente dell’Olanda, e per quanto mi faccia piacere capire come funziona da quelle parti – il senso ultimo del post è poi questo, confrontarsi – non volevo fare una disamina sulle diverse tipologie di maternità esistenti al mondo. Io ho raccontato la mia esperienza, ti ringrazio per avermi raccontato la tua. Ciao!
Giulia says
infatti, ti porto la mia esperienza e quella di altre mamme non italiane proprio per dimostrarti che l’italia non ha niente di sbagliato se si vuole fare un figlio. ANZI! da nessuna parte in europa tranne che in italia le madri hanno la possibilitá di rimanere a casa con i figli anche fino all anno di etá! qui a tre mesi… si va in asilo, senza se e senza ma. semmai in italia il lavoro non si trova e’questo quello che c’é di sbagliato e che non consente di far figli!
Ida Galati says
Cara Giovanna, ti rispondo volentieri anche io.
Io benedico il mio lavoro da freelance (a qualcosa bisogna pur rinunciare) che poi è da imprenditrice (che potrebbe essere anche peggio).
Esco alle 4 e me lo godo. Quando lo metto a letto continuo a lavorare. Questa la mia soluzione per essere abbastanza felice 🙂
Tica says
Ciao,
io ho due figli. 5 e 3 anni. Tutti e due hanno iniziato con il nido presto, a 8 mesi e mi si spaccava il cuore. Io e mio marito siamo da soli senza nonni.
Mia figlia mi chiede sempre se posso venire a prenderla alle 16:00 e le spiego che lavoro fino alle 16:30. E mi dispiace dire sempre di no.
Da l’altra parte ho fatto un sacco di scuole e mi piace mio lavoro. Credo che fa parte di me, che mi rendo quello che sono e che fa un effetto positivo nella educazione dei miei figli.
Sono dell opinione è che i figli stanno bene con i genitori che stiano bene. Anche se lavorino 8 ore al giorno.
I miei figli sanno che quando non sono a lavoro sono con loro per portarli al parco, in piscina, in biblioteca a comprare i libri e tutte le altre cose che ci piace fare insieme. Uso tutte le ferie che ho fino al ultimo giorno per stare con loro. Anche se questo vuole dire lottare certe volte con le persone che non capiscono.
Poi ogni tanto mi viene di salutare tutto il mondo e andare vivere in montagna con la mia famiglia 🙂
Lucia says
Anche la mia ha iniziato il nido a 8 mesi e a un anno sono tornata a lavorare full time. Ho una laurea in scenografia e ho lavorato anni nei negozi a progettare arredi interni, ma ho scelto un lavoro in fabbrica per poter stare vicino a casa e all’asilo. Inizio alle 8 ed esco alle 17, un orario cmq conciliabile con la cura di mia figlia e della casa. Dovessi fare i turni o lavorare nel week end per me sarebbe insopportabile. Faccio un lavoro fisicamente impegnativo e tanti non capiscono perché ho rinunciato a cercare altro ma a me rincuora l’dea di poterla portare e andarla a prendere. Anche io ero logorata dai rimorsi e dal pensiero che altri le insegnassero tante cose e fossero presenti ai suoi progressi al mio posto. Alla fine l’esperienza al nido è stata molto positiva, ha imparato tantissime cose tra cui la condivisione di spazi e momenti con altri bimbi. Io cerco di dedicarle piú tempo possibile la sera e nel fine settimana e la vedo serena. Una cosa che mi rende orgogliosa é esser riuscita a essere presente per toglierle il pannolino. Anche se all’asilo sono state d’aiuto portandola spesso in bagno, siamo riusciti a toglierlo definitivamente prima a casa la sera e la notte e poi durante il giorno all’asilo. É una piccola cosa ma é un esempio di come ce la si puó fare ad essere figure di riferimento fondamentali pur lavorando. Ed é vero che in Italia abbiamo pochi aiuti ma ci sono Paesi messi anche peggio e una volta i bambini venivano portati nei campi dalle madri che lavoravano o lasciati crescere dai nonni, non erano sempre situazioni più facili delle nostre! Stai serena che nessuno puó sostituirti agli occhi della tua bimba!
Chiara says
Ciao a tutte, volevo lasciarci la mia testimonianza: ho due bambini geandi di 10 e 8 anni che sono cresciuti tra nido e nonni… Inaspettatamente l’anno scorso è arrivato il piccolo di casa, ira ha 8 mesi e tea poco divrei tornare al lavoro ma anche ae a malincuore la mia scelta è di lasciare il posto e seguire i miei ragazzi! Mi sono persa tante cose dei miei grandoni e non voglio perdermi nulla del piccolino! E poi anche i grandi hanno bisogno, tra compiti e impegni…
Spero davvero di fare la cosa giusta!
Giovanna Gallo says
in bocca al lupo chiara, sono sicura che se ti fa star bene, allora è la scelta giusta 🙂