Se c’è una cosa che mi fa veramente incazzare è la cattiva organizzazione. Non la maleducazione, non la furbizia, ma la cattiva organizzazione. E mi fa talmente arrabbiare che dico “incazzare” in un pezzo.
Al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, siamo arrivati al penultimo giorno. E’ ancora mattina, sembra tutto tranquillo. Scrivono tutti, scrivono di tutti. L’impressione è che tutti questi articoli non andranno da nessuna parte.
Il giorno tre si rallegra per il panel con Robin Good, guru della comunicazione web, che racconta la sua storia con modi da imbonitore anni ’80 e fare commerciale. Si muove consumato sul palco che si è creato per il suo personale business, sguardo in camera, passeggiata tra gli intervenuti. “Creare valore“, dice Robin Good, che ha guadagnato un bel po’ di soldoni con il signor Google. Spinge tutti a provarci, a far funzionare il proprio business, ma il mondo non ha la sua presenza scenica e il discorso cade un po’ nell’assurdo.
Vittorio Pasteris, web-dotato giornalista della Stampa, modera brillantemente l’incontro, in presenza di eccellenze del web e di blogger della cricca “famosi”. Mi diverto, in effetti, a vedere quanto i giornalisti vecchio stampo in sala non si capacitino di cosa stia accandendo sul web, detestino con tutto il loro essere i blogger, e si ostinino a ribadire che la verità, quella delle fonti, ce l’hanno solo loro, quelli con il tesserino.
Chiedo ai presenti se il web è dei markettari, e pretendo la risposta dal re in persona, Luca Conti di Pandemia, che ovviamente mi dice di no, non è vero, non crederci, c’è spazio per la nicchia.
E così sia.
La serata, sotto la pioggia, si conclude dopo l’inutile travaglio dell’attesa per l’omonimo giornalista, che, al teatro Morlacchi in centro storico a Perugia, tiene una conferenza con gli altri del Fatto Quotidiano. Siamo volontari, ma non così importanti da meritarci un buco nel teatro, che ospita solo 700 persone.
Se c’è una cosa che mi fa veramente incazzare, dicevo, è la cattiva organizzazione. Non la maleducazione, non la furbizia, la cattiva organizzazione. E mi fa talmente arrabbiare che dico “incazzare” in un pezzo.
Se organizzi un evento di tale portata; se i volontari convenuti a Perugia sono già duecento; se l’evento è gratuito; non scegli come location un piccolo teatro del centro storico di una piccola città. Non lasci sotto la pioggia trecento persone, vittime della loro onestà, che si sono tenute rigorosamente in fila senza scavallare, come invece ha fatto chi ha saltato il serpentone per infilarsi.
Il volontario del Festival del Giornalismo è stanco, stanco di andare per conferenze che poco gli interessano per scrivere comunicati da spargere alla stampa. Stanco di girovagare tutto il giorno senza guida. La logistica ha falle dovunque, e lascia Gramellini e Zucconi in panne davanti a un pubblico di 300 persone nella Sala dei Notari.
Per lo stesso evento con Travaglio, nessuno dei cento volontari impegnati nel servizio d’ordine, si occupava di gestire la fila esterna, con conseguenti malumori e scontri.
Mi consola vedere che non solo noi volontari rimaniamo fuori, beffati dal brutto tempo e dalla furbizia degli altri: c’è Pasteris che si aggira con i suoi pupilli blogger senza un accesso diretto e così, la maggiorparte della stampa locale e nazionale.
Stasera, al Festival del Giornalismo di Perugia, interviene Al Gore con Roberto Saviano. Un evento che non ha precendenti, in questa piccola cittadina dell’Umbria tanto bella quanto innopportuna come location. Si organizzano sit-in per fare la fila già per le 4 del pomeriggio, ma il teatro è già evidentemente tutto occupato da autorità e gente che conta. Inutile far la fila, dunque, perché il volontario del Festival del Giornalismo non conta, se non per riempire le sale delle conferenze, che altrimenti sarebbero tristemente vuote.
Gli studenti di Perugia, che vivono qui tutto l’anno, d’altronde, non sono a conoscenza del Festival: qui ci sono solo addetti ai lavori.
Gli stessi che non entrano nei teatri, dormono in alloggi di fortuna, non vengono gestiti al meglio: sono troppi, sono duecento. Perugia, e la cattiva organizzazione, non ce la fa a contenerli tutti.
Looka says
Sono d'accordo. Io sono uno di quelli che è stato un'ora e tre quarti sotto la pioggia inutilmente
Al∫erto says
E' da quando sei arrivata che ti lamenti su twitter non si è capito bene ancora di cosa… prima non ti sta bene l'alloggio che hai scelto, poi la connessione non ti soddisfa, accusi una città che non conosci, poi te la prendi con un'organizzazione che è stata capace di richiamare Al Gore e Roberto Saviano
Gioska says
PRIMA QUESTIONE: l'alloggio non l'ho scelto io.
SECONDA QUESTIONE: non mi sono mai lamentata della connessione anche perché non vado a wifi ma con Internet Key, dunque sono sempre connessa.
TERZA QUESTIONE: non me la prendo con Perugia, ma con chi ha deciso di portare Al gore e Saviano in posti di nicchia.
QUARTA QUESTIONE: defollowami, no? Qua si lamentano tutti, a parte quelli ammanicati con lo staff, e su un blog dove posso fare quello che voglio, scrivo quello che voglio.
Ciao!
Al∫erto says
Gioska, secondo me se in generale ci lamentiamo tutti di meno, ci godiamo tutti meglio questo evento. Personalmente ho deciso di godermi il sabato pomeriggio andando alla mostra di Steve McCurry alla Galleria Nazionale di Perugia, e poi stasera in tutta calma mi guardo Al Gore in streaming, sperando che ci sia un buon collegamento.
P.S. Non seguo te, seguo i tag del festival