Così come si narrava nel pezzo della settimana scorsa, sul matrimonio in Calabria e le sue tradizioni, bisogna saper davvero distinguere tra matrimoni di tipo vintage, e tra quelli di tipo low-cost andante. Perché, checché se ne dica, in Calabria c’è crisi come e più che in altre parti d’Italia: la gente non può permettersi di ipotecare la casa per comprare le bomboniere, e quindi non lo fa.
Ma una piccola fettina della popolazione calabra ancora tiene a certe usanze risalenti più o meno al periodo risorgimentale nel regno delle due Sicilie, tutte atte non solo a celebrare nel migliore dei modi le nozze di un figlio, ma, soprattutto, a non dare modo alla gente di parlar male alle spalle. Questo è fondamentale: nel post-matrimonio, nessuno degli invitati deve pronunciare una sola parola negativa sulla cerimonia, perché altrimenti significa aver fallito. Il matrimonio vintage di solito si riconosce già all’uscita della chiesa perché gli sposi, istigati da parenti festanti, sono costretti a subire nell’ordine: lancio di riso, lancio di petali, lancio di confetti a rischio trauma cranico, volo di palloncini, volo di colomba, rullo di tamburi, lancio di bambini, striscioni in cielo, macchine brandizzate con i volti della coppia.
Se pensi che il peggio sia passato, ti ricredi subito quando ti infili in macchina per andare al ristorante, dove preventivi di stare ancora almeno 8 ore, come una giornata lavorativa tipo, ma tutta di pausa pranzo. Quando vuoi strafare, esageri con le portate, perché più si mangia, meno i parenti convenuti avranno da ridire sulla varietà del pasto. Ti siedi alle 14 e ti ritrovi davanti sedici portate, di seguito elencate per la descrizione del banchetto di nozze: buffet in piscina/tris di antipasti con bis/ tris di primi con bis/ 2 secondi di pesce/ 1 secondo di carne/ 2 contorni/ frutta/ gelato/ dolci/torta e l’ipocrita sorbetto al limone che dovrebbe farti digerire, ma che, colmo di zucchero o di prosecco com’è, non fa altro che peggiorare la già ingrata situazione.
Se hai fortuna, l’animazione della giornata può essere affidata a un cantante per matrimoni che è a conoscenza dei cambiamenti della musica italiana dagli anni ’90 ad oggi. Ma ovviamente non sarai fortunata e a suonare con la pianola Bontempi deluxe ci sarà uno stretto parente di Nino D’Angelo, che onorerà la musica neo-melodica con brani aggiornati, come “Piccolo fiore dove vai”, “Ricominciamo”, “Rose rosse”, per la gioia dei sessantenni in sala.
Solo se sei davvero fortunato, spunterà da sotto il tavolo degli sposi una fisarmonica, che aprirà le danze sfrenate sulle note della tarantella calabra. Illustre hit della tradizione, “Cum’era bella Rusina mia, chi natichi tundi e chi minni c’avia“, che in italiano corrente significa più o meno: ” Com’era bella la mia rosina, che culo rotondo e che belle tette che aveva“, perché tutte le canzoni del folklore sono a sfondo porno.
Alle 18, quando ormai anche l’ultimo contorno è arrivato in tavola e gli invitati con un po’ di sale in zucca stanno già desiderando la morte subitanea, puoi star certo che arriverà il momento “Lauretta mia“, che comunque farà piangere le folle, perché un papà che “ti sogna vestita d’argento” è sempre una grande emozione (frutto di un acido). Certo che, alle 18.45, quando la sala da ballo smette di essere una balera, e tu sei sicura che stia per arrivare il taglio della torta, accadrà giustamente qualcos’altro che rallenterà il già brioso ritmo della cerimonia: un video dedicato agli sposi, un altro ballo sfrenato in cui i Los Locos regalano il meglio della loro produzione musicale, qualcuno che sviene nel piatto come quello di “Seven“. Alla torta, sai che sta per finire tutto. Per salvare la faccia, devi ancora mangiarla, e andare dagli sposi a salutare. Lì, avverrà uno scambio: tu dai loro la busta ricolma di dobloni d’oro, che infilerai in un apposito scrigno messo lì con buco al centro per raccogliere il denaro e in cambio avrai una bomboniera. Un equo scambio. La bomboniera è solitamente una cosa inutile, pesante come un prosciutto di Parma, e brutta, davvero brutta.
Il momento più bello di questi pranzi revivol è l’incontro con i parenti. Da quando vivo a Torino sono vista un po’ come la sovversiva di turno, ma mi succede anche una cosa strana. Se io e mia mamma siamo insieme con uno di questi parenti e loro devono chiedere una cosa su di me, sulla mia vita, su quello che faccio, la chiedono a lei. La scena è questa: siamo io, mia mamma e la parente di turno, lei si gira verso mia mamma e le fa ” E Giovanna? che fa? Studia? Lavora?” e io sono lì, proprio lì, con la voglia di rispondere, ma senza nessuna autorità per farlo. Mia mamma è felice di fare la pr, ma io in quei momenti mi sento una cerebrolesa totale. Alla fine, siccome mia mamma non sapeva come dire che faccio la blogger, è uscito fuori che scrivo di cronaca per un quotidiano.
Ah, sì?
Lobotomia says
Ma tu in quale cittadina sperduta sei cresciuta però? O_O
Giovanna Gallo says
Macchè sperduto, @lobotomia! sono di Lamezia! e ho specificato mille volte che uno su mille fa un matrimonio simile, non tutti! 😉
Lobotomia says
gh gh, pensa che io sto più a Sud! 😛
PieceOfStar24 says
ahahahahahahah fantastico, e ringrazia che non ci hanno ficcato in mezzo anche le Hit di Ambra che sennò era davvero un buon motivo per suicidarsi con la pessima bomboniera pesantiiiiisssssima 😀