Un viaggio emozionante all’interno della mente brillante di una donna calabra che crede ancora nel potere malefico dell’arcobaleno che ti fa venire la bolla al dito (se lo indichi).
Mia madre è una tosta. Una intelligente, fichissima, cazzutissima donna tosta. E’ brillante, parla molto, manda avanti la famiglia come neanche la signora Mulino Bianco. Ha sfornato un figlio a 40 anni e lo gestisce con la nonchalance di una ventenne alla prima esperienza. Il prologo è d’obbligo, perché dai successivi racconti potreste dimenticare il fatto che è cazzuta e finire col credere che sia una vecchia rimbambita piena di gatti e senza denti.
In ogni caso, mamma Brunella, come tutte le mamme calabre, ha un dono: avere un’opinione praticamente su qualsiasi cosa. Oltre ad essere esperta di cucina ed educazione di figli e marito e decisamente compentente sul lavoro, è molto preparata in ambiti come l’ornitologia, la ginecologia, sa molte cose sulle barche, conosce le dinamiche di tutti gli sport esistenti curling compreso, destreggia con cura informazioni riservate della Nasa, probabilmente è sintonizzata sulle radiofrequenze della polizia per aumentare il suo carnet di informazioni. Come ogni donna del sud, in realtà dissimula, perché neanche Wikipedia è un pozzo di scienza tanto profondo. Per fare conversazione con chiunque, lei intavolerebbe anche un dibattito sui Social media, pur non sapendo se si tratta di un nuovo modo per friggere le cotolette o una pratica di judo.
La cosa divertente è che tutti adorano la mamma calabra per la sua carica virale di simpatia e aneddoti. Ad esempio, la mamma calabra, in particolare la mia, crede visceralmente a tutta una serie di superstizioni che neanche a Salem, tramandate nel corso dei secoli da nonni e bisnonni, questioni che non sarebbero prese sul serio neanche dagli autori di Mistero.
Ricordando sempre il prologo del pezzo (donna intelligente e brillante, giovane e infaticabile lavoratrice e cuoca) andrò ad elencarvi una serie di credenze cui la mamma calabra crede ciecamente.
- Non si indica l’arcobaleno con il dito
Ma neanche con il naso, un canino o altre parti del corpo mai battute dal sole. Pena per questo terribile misfatto: bolle disgustose sul dito. Se dopo un terribile temporale, rilassata dal sereno e dall’arcobaleno che sorge in cielo, ti viene in mente di indicare il suddetto per mostrarlo al tuo amico del cuore, sappi che mia madre o chi per lei, verrà a farti un cazziatone terribile, ispezionandoti le dita per controllare che non sia troppo tardi.
- Non si fotografano i bambini mentre dormono
Qui la questione si fa antropologica. Qual è la più grande paura dei popoli del mondo? La morte. E come si esorcizza? Facendo finta di niente o creando inutili superstizioni per difendersi. Ad esempio, mia madre crede che la scena più bella del mondo, un bambino che dorme, non possa essere ripresa da macchine fotografiche perché, udite bene, sembra morto e riprenderlo mentre sembra morto è male.
- Non si stende il bucato dopo il tramonto
Non ci sono spiegazioni plausibili per questo. Quando le si chiede perché mai una non dovrebbe stendere i panni dopo il calar del sole, mamma calabra strabuzza gli occhi e si mette a parlare d’altro. Eppure nessuna mutanda è mai stata stesa dopo le 18 in casa Gallo.
- Di venneri e di marti nè si spusa nè si parti (Di venerdì e martedì non ci si sposa e non si parte)
L’antico non mente: il venerdì è un giorno proibito per fare qualsiasi cosa, e il martedì? Non ci è dato sapere perché una il martedì dovrebbe evitare di sfruttare un volo Ryanair a 9.99 Euro. Per evitare complicazioni, partite o sposatevi di sabato, su cui l’antico non si è mai pronunciato.
- Non si mettono le scarpe sul letto, non ci si corica sul tavolo
Due pratiche comunissime: chi non si è mai coricato sul tavolo da cucina? Il motivo per cui la pratica è vietata: solo i morti si coricano su un tavolo, con l’aiuto dei vivi, ovviamente. E le scarpe? Altre questioni funebri: da morto, ai piedi del tuo ultimo talamo (prima della bara, si intende), ti fanno compagnia le scarpe, poggiate sul letto.
In pratica: l’antico la sapeva lunga. Mia madre si fida dell’antico, sebbene si proponga come una donna moderna, e dunque la sa lunga. Dimenticate i gatti neri, le scale proibite, il sale dietro la schiena: bazzecole. Quelle sì, che sono cose da pazza credulona.
Io quella dei panni stesi di sera la so!
è perché sennò i demoni, che notoriamente vanno in giro la notte, si infilano nella nostra biancheria e prendono possesso delle nostre anime.
Comunque ne posso aggiungere un’altra: mai dormire con i piedi rivolti verso la porta, sennò vengono gli spiriti cattivi e ti portano via (e muori). Questo perché quando si porta via una bara, la prima parte a uscire dalla porta è quella in cui si trovano i piedi. E ora, sogni d’oro! (a me questa cosa ha sempre terrorizzato)
Ahahaha, inutile dire che è tutto verissimo. Ce ne sarebbero altre centinaia di cose che non si fanno (e non vanno fatte solo ed esclusivamente perché si dice che non si fanno!) e che hanno caratterizzato l’infanzia di tanti bambini calabresi ora adulti in analisi (o in procinto di entrarvi).
Ne ricordo solo uno, al fine di evitare di seminare il panico tra i tuoi lettori. Se, magari giocando per terra, ti capitava di passare sopra un braccio o una gamba di un tuo amico, bisognava ripassarvi sopra nel lato opposto al più presto: il rischio era che l’arto non crescesse più (o, in alternativa, che si bloccasse per intero la crescita del malcapitato).
Che infanzia, l’infanzia calabra! 🙂
@luigi: questa mi mancava! E visto che non lo sapevo, quanti arti avrò amputato nel corso degli anni!?!
Da buona pragmatista, la questione delle lenzuola stese dopo il tramonto è perchè di sera e di notte scende l’umidità naturale, e quindi in breve ci si troverebbe di nuovo con le lenzuola zuppe 😉
Bellissimo articolo come sempre!
@sayu: abbandona il pragamtismo, cara! In Calabria la razionalità non esiste, a tavola e per le superstizioni!
Come sai sono un calabrese “adottivo” per matrimonio, anche se sto ancora aspettando il visto permanente di ingresso.
Fino a poco tempo fa ero convinto che mia moglie e mia suocera intimassero ai miei nipoti di non salire sul letto con le scarpe per non sporcare lenzuola o coprilenzuola: wrong! E il tuo articolo me lo conferma.
Vorrei aggiungerne una, non so se è valida per la Calabria intera. La prima volta che, a tavola, tentai di passare il contenitore del sale a qualcuno “al volo” (i.e. senza poggiarlo prima sul tavolo) mia suocera dapprima quasi mi negò la mano della figlia e poi si raccomandò alle anime pie del Paradiso di Dante. Gli altri commensali mi guardarono con un misto di odio e schifo, la mia futura moglie con sofferente pietà.
Una volta tornata in sè, la mamma mi spiegò che tale gesto porta una sfiga terrificante quasi maggiore dello specchio rotto (che però è transregionale). La cosa pare legata al rischio di far cadere il sale che, in tempi passati, era materia preziosa al pari dell’oro.
Confermo i panni stesi ma mia suocera, di recente in trasferta romana, ha modernizzato il mito estendendolo all’uso della lavatrice, consumando quindi corrente nelle ore di maggior costo oltre agli usuali chilometri cubi di gas utilizzati per la cucina ad ogni ora di giorno e notte.
Ciao ciao
Io posso svelarvi quella del martedì perché da salentina praticante conosco tutti i principi attivi delle superstizioni. Il buon Marte, incontrastato dio della guerra battezzerebbe con furie francesi qualunque attività iniziata nel giorno a lui dedicato. Articolo divertentissimo, grazie.
non sono calabra ma alcune superstizioni le conoscevo anche io!
bellissimo post!
… ma tua mamma lo mette il cappello sul letto? Guai a te, porta una sfiga galattica che si protrae anche per generazioni!
Le superstizioni fanno parte della saggezza antica, sfatata talvolta dalla razionalità.
Bellissimo articolo, mi piacerebbe una seconda parte con novità ed aggiornamenti.
ciao ciao 😀