In questo articolo vi racconto un episodio legato alla privacy dei contenuti sui Social Network e in particolare su Facebook e vi chiedo un parere: dove può arrivare la libertà di un giornalista nel prelevare immagini da profili personali senza permesso alcuno?
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Che tra Facebook, Google, Twitter e Foursquare non avessimo più privacy, questo lo sapevamo già da tempo. Ma lì dove è evidente la volontà dell’utente di far sapere dettagli della propria vita ai suoi contatti ( dove sono, cosa sto facendo e con chi, e nel mezzo ci metto anche una foto e una twittata), sembra più complicato capire che fine fanno i nostri dati una volta che per noi sono finiti nel dimenticatoio della Timeline.
Lascio le riflessioni sulla privacy sui social network e sul Grande Fratello che conserva i nostri contenuti privati per tempo indefinito a chi è più esperto di me, mentre mi pare evidente che tutti (spero) sappiano che, almeno in modo superficiale, possiamo proteggere i nostri contenuti con dei semplici accorgimenti e delle banalissime spunte.
Questo articolo nasce però come spunto di riflessione, per cui vi chiedo un parere e parte da questa foto:
Il mio amico nonché autore della foto Franco Franchini è iscritto a Facebook sotto falso nome. Ha condiviso sul suo profilo personale l’immagine scattata da un altro utente evidentemente da dispositivo mobile e il giorno dopo l’ha ritrovata su Repubblica.it.
Il giornalista ha reperito l’immagine in qualche modo e, a suo merito, possiamo dire che ha riportato quello che credeva essere il nome reale dell’utente autore della foto (SBAGLIATO). Ma in questi casi, basta che il reward sia la citazione su una testata nazionale importante come La Repubblica, per quietare l’utente (che in questo caso non ha neanche quello: se il giornalista avesse chiesto, avrebbe scoperto che il nome non è reale e che comunque non era l’autore della foto)?
Nonostante tutti questi accorgimenti, è davvero così etico prelevare foto personali e poi riutilizzarle per un servizio giornalistico? La legge in merito a quanto pare tutela solo per casi di diffamazione e lesione del nome dell’utente (che in questo caso è falso) ma non dice nulla sui meccanismi impliciti che, in teoria, non dovrebbero condurre nessuno a prelevare senza permesso alcuno un contenuto da un profilo personale per riutilizzarlo su altre piattaforme.
O è scontato che, se lo pubblico su Facebook, voglio che lo sappiano tutti?
C’è da dire che non tutti gli utenti conoscono le ben poco trasparenti norme sulla privacy dei contenuti di Facebook, quindi l’auto-tutela a volte non scatta per mancanza di informazione; il passaggio a Diario ha inoltre scombinato a tutti gli utenti le carte in tavola.
Poniamo il caso di un utente di profilo basso che usa Facebook in modo elementare, molto in gamba a scattar foto di interesse generale, che si ritrova a postare sul suo profilo personale pubblico delle immagini e che questa facciano gola al giornalista che, da una semplice ricerca sul web, evita l’appostamento e la ricerca per il suo pezzo. Dobbiamo forse ritenere che la sua ignoranza in merito di policy e di privacy sia da ritenersi una colpa e che quindi il giornalista debba essere assolto se usa la foto senza chiedere permesso alcuno nè indaghi sulla fonte, come la sua professione richiederebbe?
Vi lancio la palla: cosa ne pensate?
Buona norma sarebbe chiedere, ma sorge spesso un problema. Nella marea di share è diventato difficilissimo risalire alla fonte, a chi ha scattato la foto, a chi ha prodotto un’opera.
Aggiungere un watermark potrebbe essere utile, ma spesso i giornalisti li tagliano.
Purtroppo sì, l’ignoranza (nel senso di ignorare, cit.) in questi casi è sempre una “colpa”. E’ come per la legge in generale: se non hai letto il cartello col limite di velocità la polizia se ne fregherà e ti farà comunque la multa, no?!
Lo so che nessuno di noi legge davvero ciò che “dichiara di aver letto” spuntando la casellina con disarmante disinvoltura, ma loro sono a posto, perché ti hanno comunicato la policy e tu l’hai accettata.
La foto ci interessa e ci dispiace se qualcuno ce la “soffia”? Allora bando alla pigrizia, in fondo marchiarla è questione di un attimo!
Ciao!
Tutto ciò che è postato di facebook, appartiene a facebook, non all’utente che l’ha postato. Tutto è dichiarato nel disclaimer di facebook. La buona norma poi è ormai svanita…
vero Fabrizio…e su questo non si discute…la domanda è: chi ha il diritto di mettere il mio nome e cognome, vero o finto che sia, su un quotidiano online di informazione come REP senza avvisarmi??
Secondo me nel momento in cui si mette una foto su Facebook si dovrebbe fare con la consapevolezza che X persone possano vederla e bisogna accettare, volenti o nolenti, il fatto che la foto abbia successo e quindi venga condivisa o ripostata andando possibilmente sul lungo a perdere la “paternità” dell’immagine. Chi ha “inventato” i Meme che ormai spopolano? Credo sia un’informazione difficile da reperire ormai…
Dopo questa riflessione, un po’ OT, continuo sostenendo che i giornalisti dovrebbero avere una professionalità tale da non essere paragonati a ragazzini di 12 anni galvanizzati dalla loro vita sociale virtuale. Nel caso riportato da te però bisogna dar merito al giornalista di aver dato un “nome” (anche se sbagliato) al creatore dell’immagine (credo che fino ad un anno fa non si sarebbe neanche posto il problema di farlo). Bastava chiedere a tal Franco Franchini in oggetto ma avrebbe aggiunto qualcosa alla notizia?
Un’altra considerazione, di nuovo forse OT, riguarda una notizia di qualche mese fa… dei ragazzi hanno avuto un incidente e su un giornale (stampato, non online dove la modifica/rettifica sarebbe stata semplice e indolore) è apparsa la loro foto. Cosa c’è di strano? La foto arrivava dall’immagine del profilo di FB ed uno di questi aveva come foto profilo Johnny Depp in Paura e Delirio a Las Vegas… senza considerare l’ignoranza totale del giornalista, quest’ultimo non ha dimostrato neanche di voler spendere 5 minuti a controllare fra le varie foto se quella fosse giusta… IMHO è qui il vero problema del giornalismo e dei nuovi mezzi tecnologici di cui si avvale (male)…
PS: Scusa la prolissità!!! 😛