Per tutti coloro che non si sono rassegnati alla fine degli anni novanta e canticchiano ancora le canzoni delle boyband trash e i singoli del ’97: ecco un articolo che vi farà lacrimare di nostalgia.
I ricordi di un nostalgico degli anni novanta sono obnubilati dalla consapevolezza che quegli anni lì non torneranno mai. Che Mauro Repetto se n’è andato per sempre e i Backstreet Boys sono vecchi e infelici nelle loro ville di Orlando, Florida.
Con i nostri miti delle medie avevamo un rapporto speciale: senza internet era impossibile reperire informazioni specifiche e attuali sulla loro vita e carriera, e ci attaccavamo con l’anima alle loro canzoni. Le musicassette, i brani registrati dalla radio che non beccavi mai l’inizio, le copertine adesive del Cioè con le sagome di Nick Carter e Sasha che una volta staccata lasciavano uno spazio bianco dalla forma umanoide sulla copertina.
Quando Brian Littrel dei BSB, su un freddo tavolo operatorio per un intervento a cuore aperto nel 1997, implorava le fan di tutto il mondo di pregare per lui, noi eravamo lì: tre mesi dopo l’operazione (non avevamo notizie di prima mano, a meno che TRL su MTV con Marco Maccarini non facesse il bollettino medico), ma c’eravamo.
C’era il Top Girl che raccontava le loro storie e proponeva test per capire se Scott dei Five era il tipo giusto per noi, e se veniva fuori che sì, i presupposti c’erano eccome, non riuscivi a pensare ad altro che a prendere un aereo (ma non avevi i soldi) raggiungerlo ovunque fosse (ma non lo sapevi dov’era, perché non c’era Twitter per seguire i suoi spostamenti in tempo reale) e poi dichiarargli il tuo amore (in che lingua?) e stare insieme per sempre (impossibile, eri una cessa).
Il fatto che non fossimo bombardate dalle informazioni sul conto dei nostri idoli musicali, a differenza dei quattordicenni di oggi, ci lasciava sognare molto di più e illuderci in un modo più romantico.
Così, sebbene Robbie Williams abbia decisamente acceso le mie prime fantasie su un bad boy, era a Nick dei BSB che tutte le mie attenzioni si rivolgevano. Lo guardavo in un hangar dell’aeroporto dimenarsi in una giacca color pastello e lo amavo di un amore puro, come solo le tredicenni che non sanno manco dire “Sesso” (figuriamoci mettere in pratica) sanno fare.
Anche il panorama italiano riservava delle sorprese da far accapponare la pelle: la diatriba “Gianluca Grignani vs Massimo di Cataldo“, il primo ribelle ed evidentemente bad, il secondo dolce ed evidentemente good non ci lasciava fiato in gola e ogni incontro in piazza (alle 3 del pomeriggio e coprifuoco alle 5 massimo massimo) era una puntata di Forum, con congetture su quanto fosse drogato il primo ( e i capelli lunghi erano il segno evidente della sua deriva) e dolce il secondo, oppure interessante Grignani e noiosissimo Massimo.
Ogni voce fuori dal coro era vista con stupefatta curiosità: Lene Marlin con i suoi capelli bianchicci, Kha che si chiudeva in un cesso e cantava Strange World, Anouk che sgridazzava Nobody’s Wife. Non avevamo che dei lettori cd pesanti come delle mortadelle, che ci portavamo in giro per ascoltare in loop il singolo del momento, e di tanto in tanto, ai Jukebox di ultima generazione (nel senso che poi sono spariti per sempre) spendevamo le nostre paghette per ascoltare tutta la compilation di Festivalbar.
Alle feste i lenti erano le canzoni dei Guns n’ Roses e dei Lunapop ed entrambi convivevano pacificamente tra i passi accennati e le timide strette di mano, i baci appena sfiorati e le risatine.
A volte eravamo ossessionate e, personalmente, lo ero davvero tanto, nel senso che avrei desiderato davvero essere la ragazza di Nick Carter e seguirlo in giro per il mondo e a volte ci credevo talmente tanto che, senza rendermene conto, ero già lì a preparare la valigia con i vestiti estivi (che a Orlando fa caldo).
Per Nick ero disposta a sfidare le regole convenzionali del buon comportamento. Così, quella volta che mio padre si ritrovò a leggere un “Sei BONO!!!!” sulla foto del biondo artista dotato di caschetto e sorriso da favola, riconoscendo la mia calligrafia, mi ingiunse di non usare mai più quella terminologia di bassa lega e di farla finita con i momenti di fan-girlismo acuto (non disse proprio così, ma un equivalente in calabrese).
Per questo, care amiche, mai sazie di nostalgia nel rimembrare gli anni novanta e le boy band che ci introdussero nel bel mondo dello show-biz, capisco perfettamente i sentimenti che muovono le fan dei 1Direction, ad esempio, che ho visto all’opera durante la puntata di Xfactor 6 di cui erano ospiti.
Urla, pianti, appostamenti con genitori annoiati fuori dagli studi per vedere i propri idoli anche solo per un momento. Porco cane, io ho trascorso 8 ore sotto il sole cocente per essere in prima fila a un concerto degli 883 (e senza Mauro Repetto, all’epoca Max l’aveva già mangiato), almeno questi cinque ragazzi ciuffo-dotati sò fighi, senz’altro CBCR (secondo il codice standard universalmente riconosciuto dagli adolescenti mondiali, CBCR vuol dire “CresciBeneCheRipasso“), hanno dalla loro la moda fighetta del nuovo millennio e non i gilet pastello degli anni novanta e ancheggiano che è una bellezza.
E se qualcuno osa fare paragoni sulla musica, vi fermo: avrò sempre nel cuore e in testa le dolcissime parole di Non puoi lasciarmi così dei BSB cantata in uno stentato italiano, o di Say it Once degli Ultra o di Everybody get up! dei Five, ma anche quelle erano canzonette gigione che strizzavano l’occhio alle ragazzine obnubilate, proprio come deve essere il repertorio di una vera boyband.
Insomma, guardando le scene di isterismo collettivo per i 1Direction, pur rimpiangendo che queste giovani fan non possano godersi il gap temporale nel flusso di notizie e non abbiano tempo di sognare l’acquisto dell’album come momento massimo di realizzazione, chè han già il singolo sullo smartphone comprato su iTunes (per noi il cd era il regalo di Natale perfetto, ma se proprio non potevamo permettercelo, le bancarelle del mercato che vendeva musicassette piratate era il paradiso), riconosco me stessa giovane e piena di belle speranze.
Se solo mi lasciassi andare potrei diventare una fan-girl dei 1Direction. Peccato che potrei essere loro madre, e che più che sognare con loro un romantico weekend a Parigi (fantasia ad occhi aperti del 1997, insieme a Robbie Williams) mi verrebbe da sistemargli il ciuffo , consigliargli di coprirsi durante i concerti e invidiargli l’incredibile nonchalance con cui indossano pantaloni al limite dello skinny.
Giovanni ~ Quacos says
Nel 1996 i miei installarono l’antenna parabolica quando ancora non era “mainstream”. Era puntata su Hotbird e di canali in italiano c’erano solo quelli RAI. Mi guardavo i canali tedeschi di musica. Così sono stato uno dei primi nella mia classe a scoprire le Spice Girls. Mi ricordo una gita scolastica in cui ho ascoltato la loro musicassetta per tutto il tragitto di andata e ritorno.
Sara says
Grazie per avermi ricordato certi momenti…quanti flash mi sono passati per la mente.Come quella sera davanti la Tv… a piangere come una disperata durante la puntata di Carramba che sorpresa con i BSB! xchè nessuno mi avrebbe fatto una ‘Carrambata’ così, compresi i miei genitori ‘CalaBBresi’! xD
Di ‘fan-girlismo acuto’ sono guarita, ma ogni volta che li vedo e li ascolto, parte il sorrisino da ebete e gli occhi a cuoricino! 😀 La cosa più bella è che i miei 5 eroi sono ancora attivi nel mondo della musica (‘It’s Christmas Time Again’ è il loro nuovo singolo!;D) e si mantengono proprio bene! KTBPA!!!