La dura vita del web influencer.
Chi sono i web influencer? Ma soprattutto, esistono? E se esistono, sono intorno a noi, in mezzo a noi (in molti casi siamo noi) oppure si nascondono dietro lo schermo di uno smartphone 52 pollici?
Oggi voglio dire che sì, esistono, e che la loro è una esistenza difficile. E dopo aver discusso della dura vita del Digital PR, oggi voglio parlare dei cinque grandi e insormontabili problemi che un web influencer – Twitter Star, Blogger, Instagram VIP – deve affrontare ogni giorno.
1. La PR Stalker: la PR stalker è la punizione per qualunque orribile crimine commesso in una vita precedente dal web influencer. Forte del suo essere insistente, assillante, lamentosa e poco professionale, la PR stalker punta un blogger e decide di farne il suo cuccioletto da compagnia, da tenere sulla spalla agli eventi e sguinzagliare quando ha bisogno di Like su un post, di retweet e di cuori su Instagram per un suo cliente. La gente sana del web però – stranamente, eh – non apprezza molto essere trattato da cuccioletto e dunque non ci sta: declina gli inviti, rifiuta i regali, non risponde alle mail e alle telefonate. La PR stalker la individui subito, e questo ci fa tirare un sospiro di sollievo; allo stesso tempo si incolla ai recapiti del web influencer come una patella sullo scoglio. Come ci si libera dall’inquietante presenza della PR stalker? Ignorare i suoi richiami, le sue mention, i suo messaggi su Whatsapp, le sue proposte di post, i suoi inviti a bere uno spritz e i suoi doni è decisamente la cosa migliore da fare. Se il web influencer è però un puro di cuore, ingenuotto e senza esperienza, probabile che sia già entrato nelle spire della PR stalker e adesso sia ancora lì ad annaspare. Tiriamo un sospiro di sollievo: di solito la stalker si dedica a un pupillo alla volta (quindi c’è già lui, non ci siamo noi).
2. Lo scambio di visibilità: lo scambio di visibilità è uno dei più grandi crucci del Blogger e Web Influencer. Quando un cliente lo chiama e gli dice: “Ci piaci molto, ci piace come scrivi, ci piace come fai le foto, ci piace come mangi, come respiri, sei fantastico! Vogliamo lavorare con te. Ma non che non ti paghiamo, sciocco! La nostra merce di scambio è la visibilità“, per prima cosa lui prende e lo sputtana su Facebook, perché va di moda. Poi prende e gli risponde e gli dice: “Caro mio hai 30 followers e io ne ho 300: chi dà visibilità a chi?” e poi torna a sputtanarlo su Facebook, perché va di moda. Allora il cliente gli risponde e gli fa: “Sei un venduto! Lavori per il soldo! Non ti chiamo mai più!” e quindi il Blogger Influencer fa lo screenshot di questa frase e la mette su Facebook per sputtanarlo ancora. Oppure capita che un cliente figo con più di 30 followers lo chiami e gli dica: “Ciao adorato! Sei TOP! Ci piace un sacco come lavori, vogliamo te che sei M E R A V I G L I O S O! Devi farci: sedici post sul tuo blog, ventiquattro post sul nostro; tredici foto su Instagram utilizzando i nostri hashtag ufficiali; nove tweet a intervalli di un’ora e mezza ciascuno per almeno una settimana; un balletto, una giravolta, un casquet, devi battere le mani mille volte mentre il pallone è in aria e devi starnutire senza chiudere gli occhi“. Allora il blogger si esalta, e dice: “Hey, è un brand proprio fico, ma per me starnutire senza chiudere gli occhi è davvero faticoso. Magari chiedo due spiccioli” e allora si sente rispondere quello che già sapete (visibilità). Quindi il blogger fa quello che già potete immaginare (sputtanamento su Facebook).
3. Il PR ‘ndo cojo cojo: Il PR ‘ndo cojo cojo, non sapendo bene come si fa il suo lavoro, decide di fare una mailing list a cazzo di cane per il suo cliente che produce salvagenti a forma di lemure e comincia a inviare mail per invitare i Blogger e i Web Influencer a provarli. Essendo un po’ una cosa alla ‘ndo cojo cojo, il PR non solo non sa il nome del Blogger, ma neanche lo immagina, e infatti comincia la sua mail con “Caro Blogger…” per andare sul sicuro. Se vuole osare e si sente particolarmente sicuro di sè stesso, azzarda un nome a caso, che sarà ovviamente sbagliato. Siccome non sa fare il suo lavoro, questo PR non sa che il tal Blogger X ha un odio incommensurabile per i lemuri che da piccolo, allo zoo, gli hanno rubato il prosciutto e da allora non li può vedere, quindi in teoria meglio non proporgli un salvagente che li ricorda anche solo lontanamente. Ma il PR non lo sa e manda quella mail, mettendo il Blogger davanti a una doppia strada: cestinare la mail sdegnato o sputtanare l’azienda X sui social (indovinate che strada sceglie?). Un altro carattere intrinseco della PR ‘ndo cojo cojo è anche la sua magnifica capacità di utilizzo della funzione CCN della mail, magnifica nel senso che ignora magnificamente la sua esistenza; così, quando manda la mail alla sua lista, lo fa con tutti gli indirizzi in chiaro, regalando a qualcun altro una mailing pronta e utilizzabile. Si spera in un modo migliore.
4. Quelli che non capiscono: quelli che non capiscono non hanno la minima idea di cosa faccia un Blogger o di chi sia un Web Influencer e un po’ c’ha ragione (perché nella maggior parte dei casi è un signor nessuno per il grande pubblico) ma è anche un po’ ottuso. Quando ne incontrano uno, quelli che non capiscono cominciano a bombardarlo di domande: e chi sei, ma davvero fai soldi andando agli eventi, ma pensa te lavori su Facebook!?, e così via. Se hanno davanti uno che di lavoro fa il Social media Manager allora cominciano a martoriarlo con la storia che “stai su Fb tutti il giorn, bella vita” e poi passano alla domanda successiva, ovvero “Ma quindi Twitter è come Facebook, solo senza foto?“. Infine partono con l’invettiva contro questi tempi moderni che ci hanno relegato dietro a uno smartphone e finiscono col chiederti se puoi riparargli il PC, perché, essendo per natura Quelli che non capiscono, non hanno infatti capito una mazza.
5. Il blogger che ci crede troppo: il blogger che ci crede troppo è un Blogger, solo più fissato. Ci crede talmente tanto che parla solo di lavoro, anche quando nessuno lo ascolta; ed è l’unico a sintonizzarsi sullo streaming di un evento a Singapore che parla di Come fare soldi con Pinterest, e ancora non si perde un webinair, non manca di intervistare l’ultima startup e di twittare alle sue fonti di ispirazione – di solito altri blogger che ci credono moltissimo come lui. Il blogger che ci crede è sempre connesso, ma non perché gli piace: non sa infatti discernere il piacere di usare i social dal lavorare sui social. Quindi lo trovi sempre online, sabato e domenica compresi, ma non per fotograre lo spritz com’è giusto, solo per rispondere a un flame, lanciare un hashtag, minacciare con l’arma del defollow chi non ci crede assai come lui. Di solito non ha una vita privata, e se ce l’ha è con uno che ci crede troppo come lui. Ci sono giorni in cui tocca picchi di brio, e quel giorno è quando, in un lampo di simpatia, decide di prendersi un po’ in giro: allora si scatta un selfie mentre fa la linguaccia e usa l’hashtag #maiprendersitropposulserio. Poi torna a fondare startup sui guanti da forno wireless.
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Chi sono i Digital PR e cosa devono sopportare? Scoprilo qui
Articolo delizioso, complimenti. Da blogger per passione e non per professione di blogger che ci credono troppo ne ho conosciuti fin troppi. Non faccio nomi giusto per non essere (giustamente accusata) di lanciare flame, anche se rendono…eccome se rendono!
@arianna grazie Arianna! 🙂
Hai fatto un’analisi perfetta e spiritosa. Ti ho letta con piacere.
Grazie
Vivy
@viviana grazie mille!
articolo meraviglioso e specialmente ho capito che non capita solo a me di ricevere trenta mail, duecento sms e mille chiamate per far si che un articolo che non leggerebbe nemmeno chi lo ha scritto vada disperatamente online! ^_^
fantastico, bravissima Giovanna! Si potrebbe scrivere un libro!!