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Di bambini in pancia e del sentirsi un Tupperware

13 luglio 2015 | Scritto da Giovanna Gallo | Lascia un commento

Ho seguito quasi tutte le lezioni del corso preparto ma mai una volta l’ostetrica ci ha etichettato per quello che siamo, ovvero delle Donne- Tupperware . Ci ha detto che partoriremo con dolore, che durante l’allattamento appariranno strane cose sui capezzoli, che le prime sei settimane dopo la nascita gli ormoni non ci daranno tregua e piangeremo come se fossimo perennemente davanti alla scena in cui Leo muore in Titanic. Ma la cosa più importante l’ha dimenticata, ovvero che da incinte siamo delle donne-contenitori.

Io mi sento così dal primo mese, e adesso che sono a 33 settimane voglio scrivere un trattato sulla Donna – Tupperware e tramandarla a tutte le amiche, le lettrici e le followers che sono all’inizio della gravidanza e hanno intenzione di avere un bambino a breve.

Primo giorno di maternità, una settimana di Calabria e mare davanti prima dell'ultimo mese di fuoco, ciao da noi!

Una foto pubblicata da Giovanna Gallo (@gioska23) in data: 30 Giu 2015 alle ore 09:06 PDT

Come ogni buon Tupperware che si rispetti, anche la donna incinta deve essere ermeticamente chiusa fino al momento finale. Non sono ammessi sfiati, orifizi o prese d’aria fino ad almeno le 38 settimane. A quel punto invece è tutto un fiorire di aperture ed è obbligatorio stappare ciò che è necessario stappare.

Non importa cosa il Tupperware contenga, finché ci riesce si deve solo adattare al contenuto, altrimenti soccombe. Non importa che tu ti ci debba sedere sopra per chiuderlo, chiuso deve stare perché è questa la sua natura. E così anche una donna incinta: quel bambino deve stare nell’utero un sacco di tempo – 9 mesi! quasi un anno! – e ci deve stare bene, e il tuo corpo si deve adattare, e così la tua salute, il tuo peso, il tuo umore. E senza neanche l’aiuto di qualcuno che ci si siede sopra e ci dia una mano a tenere tutto dentro.

Anche la forma del Tupperware è fondamentale. Non so voi, ma a me manda ai pazzi conservare due pesche in un contenitore enorme, così come infilare sei kg di parmigiana nel formato XS. Insomma, ottimizzazione degli spazi, è questo che ci vuole: se sei già enorme prima di rimanere incinta non è detto che sarai un contenitore più confortevole, solo che probabilmente attirerai più patologie rognose e che non potrai mangiare patatine fritte alle 5 del mattino perché ne hai già mangiate troppe prima e mò basta veramente però, proprio quando le desideri di più. E se sei magra magra come un chiodo e generi dai tuoi lombi un figlio di 4 kg sei destinata quasi sicuramente a un cesareo.

E come ogni Tupperware che si rispetti, la donna incinta è ripiena. Ripiena di cose tangibili e intangibili: di liquido amniotico e placenta, ma anche di ormoni sballati, fame e soprattutto sonno. Dalle 30 settimane in poi, quando l’epifania di avere un essere umano in pancia dotato di cervello, braccia, gambe, capelli, unghie e tutto il resto ti colpisce come una pallonata in testa, ci si sente ripiene come una caramella Rossana, e altrettanto pesanti.

Soprattutto ripiena di paranoie. Le paranoie in gravidanza hanno vita propria ed è impossibile non subire il loro fascino. Ci si paranoia per tutto: che il bimbo sia troppo piccolo, troppo grande, girato male, girato bene troppo presto, che si muova troppo, che si muova troppo poco.

E poi sei piena dei consigli non richiesti dei libri dedicati. Puoi perdere gli occhi a leggere libri scritti da medici e ostetriche, tanto nessuno ti dice una cosa uguale all’altra: leggendo uno ti convinci di stare per partorire, e sfogliando l’altro scopri la parola “fenomeno fisiologico” e ti tranquillizzi. Li mortacci vostri e delle vostre teorie avanguardiste.

Nonostante tutto, essere una donna Tupperware vuole dire soprattutto essere affidabile. Non infilereste mai uno spezzatino grondante sugo in un contenitore difettoso, è questione di fiducia e di sopravvivenza per la vostra borsa. E così non mettereste mai in pericolo la vita del vostro bambino, o la sua salute, o la sua serenità nell’utero – perché pare che lì dentro possano essere molto, molto felici – facendo cose insensate. Diventerete, sin dalle prime settimane, un contenitore davvero insostituibile: il migliore che vostro figlio possa avere. E anche l’essere ripiene di paranoie vi sembrerà giusto, perché in mezzo a tante ansie ci sarà quella che vi farà stare meglio, voi e lui dentro di voi.

Io sono una donna Tupperware da 33 settimane e un giorno, e lo sarò, spero per almeno altre 5/6 settimane. Fino ad allora cercherò di stare ben chiusa, al riparo da fonti di calore e di luce troppo forti, di non appesantire troppo il carico perché a questo punto non è proprio più possibile cambiare contenitore.

Sono io, insieme alla mia bambina e presto saremo due cose diverse, e sarà bellissimo.

 

 

 

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Categoria: Costume & Società, Diario della gravidanza, Sono mamma, e adesso?
Tag: 33 settimane di gravidanza, diventare mamma, gravidanza, mamma

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