Quando ero una studentessa, il mio più grande sogno era uscire dai banchi e finire dritta dritta in una redazione. Come quasi tutti i laureati in Comunicazione della mia generazione, volevo fare la giornalista. Nel 2010 mi sono invece ritrovata in mezzo alla rivoluzione social e ho deciso di entrare nel vortice. Poi la giornalista l’ho fatta davvero, senza vita di redazione, ma in remoto; eppure il mio lavoro principale (quello che mi mantiene, n.d.r.) è ormai da anni l’attività di Social Media Manager, Account, PR. Quando sono uscita dall’Università le cose giravano bene e ho deciso di aprire partita IVA. In famiglia nessuno sapeva bene cosa stessi facendo, e io neanche. Ho preso un commercialista a caso, raccattato tutti i clienti che arrivavano, ho cominciato a partecipare a eventi, pressday e incontri dedicati ai professionisti del web per crearmi una rete di contatti, ho scritto un sacco, aperto un blog nomecognome che fosse definitivamente riconducibile a me e a quello che volevo fare e ho cominciato a emettere fatture e a farmi il callo.
All’epoca, soprattutto nella mia città, Torino, eravamo in pochissimi a lavorare nel settore, quindi praticamente non c’era concorrenza. Potevo fare quello che volevo in un mercato libero e infatti le cose giravano benissimo.
Senza nessun tipo di consiglio finanziario sono andata avanti e, a un certo punto, mi sono ritrovata a passare dal Regime dei Minimi alla Partita Iva semplificata: un vero disastro. Nel giro di un anno l’ansia per tasse e scadenze si è impossessata del mio corpo e mi ha fatto dire addio al lavoro in proprio. In quell’anno ho cominciato la mia carriera da dipendente in agenzia.
Perché vi racconto questo? Perché mi sembra chiaro che oggi, chi sceglie un percorso universitario dedicato alla comunicazione e al marketing online, nella maggior parte dei casi poi vuole uscire e lavorare sui Social. Oppure vuole diventare uno Storyteller (qualsiasi cosa voglia dire, ovvero niente). Oppure vuole fare il blogger e diventare famoso. Insomma, vuole lavorare sul web. Nei corsi che ho tenuto agli studenti in questi anni, la domanda che mi sono sentita porre alla fine della lezione è sempre stata la stessa: “Meglio cominciare da freelance, o cercare uno stage/apprendistato in agenzia?“.
E cosi ecco un piccolo manualetto (senza nessuna pretesa di esaustività) che io avrei tanto voluto leggere quando ero in Università; prima di aprire partita IVA per farmi due conti; e anche quando ho deciso di chiuderla, la mi attività in proprio, avrei tanto voluto che qualcuno mi dicesse cosa fare.
FREELANCE
- Siamo nel 2015, la concorrenza è spietata: ricorda solo una cosa, e cioè che oggi il mercato è saturo. In qualsiasi città italiana troverai almeno due o tre professionisti del web (o presunti tali) che vendono i loro servizi allo stesso target cui volevi rivolgerti tu. Hai un modo di porti migliore di loro? Sai vendere meglio i tuoi servizi? Allora prova a metterti in proprio in questa giungla che è diventata il web e avrai una possibilità. Ma non dimenticare di studiare chi sono i tuoi concorrenti: nel 2010 non c’era nessuno a presidiare il settore, adesso tutti si buttano sui Social dopo aver letto un manualetto in inglese, credendo di poter insegnare il mestiere a terzi. Se hai davanti un concorrente del genere, e tu sei meglio (ma lo sei davvero?) allora puoi emergere e provare a crearti un portfolio clienti.
- Trova un buon commercialista: è fondamentale. Deve consigliarti la strada migliore da seguire, insegnarti a fare le fatture, studiare metodi intelligenti (e legali) per non farti buttare sangue sulle tasse, ma soprattutto dirti se ne vale la pena. Hai già un piccolo portfolio di clienti? In proiezione, quanto puoi crescere durante l’anno? Io non avevo un buon commercialista, anzi: sono uscita dall’università, ho aperto Partita IVA e ho fatto tutto da autodidatta. Sbagliatissimo: i risvolti fiscali della tua attività in proprio sono il perno attorno il quale ruoterà il tuo mese lavorativo. Pagalo di più, cercalo con più impegno, se non ti convince quello che hai trovato cambialo. Non puoi mantenere una partita IVA sensata senza un buon commercialista. Non fare il mio errore.
- Parti solo se hai un portfolio clienti all’orizzonte: con tutta la concorrenza che c’è, hai bisogno di fare gavetta. Non puoi pensare di studiare e basta, se vuoi lavorare in questo settore (in qualunque settore) devi uscire già con un minimo di curriculum. Sfrutta le 5 mila euro lorde delle ritenute d’acconto per fare i primi lavoretti e datti un annetto per vedere come va. Se a fine anno i tuoi clienti decidono di continuare e magari darti più soldi, se il tuo nome si è fatto strada tra le centinaia che affollano il web, se sei bravo, insomma e il passaparola ha funzionato, forse è il caso di formalizzare la tua attività con una partita IVA. Puoi permetterti di fare questa gavetta in cui (probabilmente) guadagnerai pochissimo o per niente mentre stai ancora studiando, magari aiutato dai genitori, o da una borsa di studio, o da un lavoretto serale al pub sotto casa. Evita di farlo a laurea avvenuta: in quel momento avrai già bisogno di guadagnare qualcosina in più, forse anche di mantenerti.
AGENZIA
- Non aspettare la laurea: anche in questo caso, non stare lì a giustificarti con il pensiero “Devo studiare, non posso fare altro”. Questi consigli sono rivolti a te che studi comunicazione e sappiamo entrambi che nessun corso tra quelli che seguirai sarà insormontabile. Puoi, obiettivamente, fare altro mentre studi. Sfrutta lo stage curriculare per farti le ossa in una agenzia della tua città e non sprecare l’occasione che ti dà l’Università (forse l’unica concreta). Di solito sono tirocini non pagati, ma se individui bene l’azienda in cui trascorrere sei mesi del tuo tempo allora avrai già un’idea, una volta uscito dai corridoi della tua Facoltà, di quello che ti aspetta. Subito dopo la laurea invece puoi fare ulteriori sei mesi di stage pagato: 600 euro sono il minimo per il fulltime, certo non tantissimo, ma neanche poco per uno studente senza esperienza. Sfrutta questa occasione.
- Sii umile: il tuo stage curriculare o extracurrilare è finito, è fatta, sei un Social Media Manager! Sei un account! Sei addirittura un Project Manager! Ecco, proprio no. Fermati un attimo e cerca di ridimensionare il ruolo che hai avuto in agenzia. Uno stage di sei mesi non fa di te un professionista, ti aiuta solo a migliorare il tuo cv. Se pensi di poter pretendere nei vari colloqui che farai dopo un ruolo di spessore o uno stipendio da urlo ti sei fatto male i conti: non sto dicendo che ci vogliano un certo tot di mesi per diventare un professionista, solo che, in sei mesi da stagista, coi tempi che corrono, rischiano di insegnarti a malapena come si fa un report… un’attività di grande aiuto per il senior che affiancherai, ma che non è sufficiente per dichiararsi un esperto. Quindi sii umile, cerca di accettare solo lavori che ti fanno guadagnare un po’ di più ogni volta e non pretendere il contratto a tempo indeterminato. Quello ormai non ce l’ha più nessuno.
- Lavora sulla tua presenza online: ho fatto diversi colloqui per scegliere degli stagisti e le ragazze che hanno lavorato con me in ufficio avevano quantomeno un paio di profili social personali. Insomma, sapevano di cosa si stava parlando. In tanti hanno inviato cv bellissimi (ingraficati, animati, video… la metà non ho avuto neanche il tempo di guardarli) ma incomprensibili e comunque nessuno specificava di avere una seppur flebile presenza online. Per lavorare sul web come Social Media Manager o copy non è necessario essere un influencer – nessuno lo è – solo esserci. Metà della tua reputazione al colloquio per entrare in un’agenzia di Digital Marketing e Social Media Marketing è data dalla tua presenza social. Non sottovalutarla.
E infine, un consiglio per te che non sai che strada prendere, se l’attività in proprio o l’agenzia.
- Non fidarti troppo dei guru e non spendere milioni di Euro in Master e corsi concettuali: se c’è una cosa che ho imparato in questi anni di lavoro è che dei guru non ci si può fidare e neanche dei corsi tenuti da professionisti del settore. Non perché dicano cose sbagliate, solo che, molto spesso, la visione che si ha del web è decisamente soggettiva. Anche io, in questo momento, ti sto dando un’opinione assolutamente soggettiva, frutto delle mie esperienze e delle mie simpatie, quindi assolutamente inutile per il tuo percorso professionale da un punto di vista pratico. Sono consigli, e sono gratis. Pagheresti 600, 700 euro per dei consigli spassionati? Spendili piuttosto per corsi pratici, che insegnino davvero delle cose. Essendo un settore in divenire, in cui un algoritmo può cambiare le carte in tavola da un giorno all’altro, è inutile anche fidarsi del libri, che spesso non possono essere aggiornati. Se proprio vuoi seguire dei corsi di formazione, scegli quelli più tecnici possibile: quelli cioè che ti insegnano a leggere gli Insights, a interpretare le richieste dei clienti, a usare tutti gli strumenti. Sono lontani dall’essere soggettivi e ti danno effettivamente delle competenze spendibili.
E buona fortuna!
PS: siccome io e Davide abbiamo un cervello in due, spesso utilizzato per dire cavolate, abbiamo scritto praticamente lo stesso articolo e lo abbiamo pubblicato alla stessa ora senza che l’altro lo sapesse. Quindi, se vuoi, puoi scoprire Le qualità del Social Media Manager sul suo blog!
Francesco says
Ottima guida ragazzi! Una sola domanda riguardo i pagamenti delle campagne Facebook ADS. Inserisco la carta del Cliente come metodo di pagamento o pago io e poi mi faccio dare i soldi?