Riflessioni su come si trova l’ispirazione per scrivere contenuti sui propri canali senza essere noiosi, incostanti, forzati.
Scrivere per gli altri è facilissimo, c’è sempre qualcosa da dire. Un brief continuo e aggiornato di fatti altrui da mettere nero su bianco. Il mio lavoro è rielaborare storie in modo coerente al mezzo di comunicazione: un piano editoriale per i social, un pezzo per i giornali, un post per un blog aziendale. Quando hai lo spunto, è facile costruirci intorno un racconto; quando lo spunto non ce l’hai ma conosci l’argomento, lo sforzo è trovare l’idea, dargli un taglio e, solo alla fine, scriverla nel modo corretto.
Il problema è quando devi scrivere per te.
Quando devo scrivere un pezzo per Cosmopolitan – che è il femminile online con cui collaboro da diverso tempo – il primo pezzo del lavoro, quella più complicata, è sempre la proposta.
Se viene fuori un pezzo su come trovare lavoro grazie alle soft skills o su come avere successo durante un colloquio di lavoro o su quanto è figo Game of Thrones, il merito (oggettivo, non soggettivo: la linea editoriale di Cosmopolitan può piacere o non piacere, mentre un articolo può essere oggettivamente ben scritto, utile, ben strutturato…) non è tanto della scrittura, che arriva alla fine, quanto della conoscenza del tono di voce e del linguaggio del giornale prima, della ricerca dell’idea diversa da tutte le altre già pubblicate (e stai sicura che sarà già stata scritta da qualcun altro), dal taglio adeguato al target.
Per chi lo fa tutti i giorni da anni non è difficile tagliare un’idea su una linea editoriale, quindi sì, spesso è più semplice trovare cose da scrivere per Cosmopolitan che per questo blog, che è mio ed è nato dalla mia testa.
Scrivere per sé non è mai semplice, neanche se il tuo lavoro sono le parole. Mesi fa ho provato a fare un piano editoriale, seguendo i consigli di colleghe più virtuose di me: l’ho seguito per un paio di mesi, poi ho mollato. Pur avendo una linea editoriale precisa – limata nel corso degli anni (sono partita con 35 categorie diverse nel 2010, per arrivare a 3 oggi, ecco cosa intendo per “limare”) – e pur avendo argomenti e opinioni su tutto (anche sull’inopinabile), mi capitano sempre quattro cose (a volte anche contemporaneamente) che mi abbassano l’entusiasmo e mi smontano parecchio, col risultato che prima di questo post e di quello precedente non scrivevo dal 5 luglio. Non male per una digital copywriter, eh?
Dicevamo, le 4 cose:
- spesso non ho voglia di scrivere, dunque non sono brillante, o interessante, e mi smonto quasi subito, mollando il post in bozze
- altre volte mi chiedo: “Ma questa roba interessa a qualcuno?“, una domanda che – manco a dirlo – mi smonta sempre tantissimo perché nella maggioranza dei casi, la risposta è un secco No.
- quando leggo cose scritte da altri che avrei voluto scrivere io mi infastidisco tantissimo e, pur ispirandomi, non mi metto a scrivere per paura di plagiare stile e temi di quanto ho letto. Oh, ragazzi, sono umana pure io.
- più di tutto, lavorando come content strategist e facendo quotidianamente questo esercizio per altri, esaurisco l’ispirazione.
Non aiuta neanche il fatto che ho più “luoghi” in cui dire le cose: Facebook, Instagram, qualche incursione su Instagram Stories, Linkedin. Non tutto merita di essere sviscerato con un lungo post, tanto più che molti colleghi stanno decretando la morte della lettura dei blog da mesi e non posso che annuire tristemente a questa verità.
Però scrivere è il mio lavoro e questo blog la mia vetrina. Ho investito dei soldi e del tempo per dargli un tono e un’immagine che mi somigliasse e che rispecchiasse la me che a gennaio ha mollato tutto ed è tornata freelance, la me mamma di Elena, la me nostalgica degli anni novanta, la me tutta insomma.
Come fare quindi, quando si dovrebbe scrivere ma non si ha nulla da dire?
Credo che le soluzioni siano due: fare cose e poi raccontarle chiedendosi sempre, prima, se sono interessanti, utili, divertenti, altrimenti, no, grazie. Accettare il compromesso che siamo nel 2017 e non nel 2008 e non sempre il blog è il luogo giusto per dire le cose. Leggere di più per trovare ispirazione, senza farsi prendere dalla fregola dell’ “avrei voluto scriverlo io, avrei dovuto scriverlo io, ho perso un treno“. Capire se una cosa che direi in un video su Instagram, o in un post su Facebook, può avere la dignità di essere ampliato in un post, perché non tutto merita spazio o magari, al contrario, lo merita eccome.
Dopo il mio periodo da pagina bianca, sto bene attenta però a non perdere la mano. L’anno scorso, di questi tempi, mi sentivo vuota e sotto stimolata, volevo cambiare lavoro, ma pure settore e città e universomondo e oggi invece ho una carriera di nuovo avviata e soprattutto scrivo. Scrivo ogni giorno, scrivo di cose che mi interessano, scrivo cose che spesso interessano anche gli altri e ho imparato che non tutti i giorni sono buoni, come per tutti i lavori creativi.
Fare un piano editoriale, con me, serve fino a un certo punto: vale più la voglia che ho di scrivere, se non ho quella, io, beh, butto giù le mani dalla tastiera e vado a fare altro. E il giorno dopo si ricomincia.
Ciao Giovanna, ho letto con molto interesse il tuo articolo che mi rispecchia totalmente.
Non sapevo di questo nuovo tuo status e ti faccio i migliori auguri di … nuova e buona vita!
Grazie mille laura!