Cose che facevamo nel 2000 e che ora non facciamo più.
Sono nata nel 1986 e ho vissuto il medioevo della mia giovinezza, ovvero le medie, in pieno clima anni duemila. In quegli anni, come tutti, compravo le Converse al mercato a prezzi ridicoli (10 euro a paia), vivevo per beccare una canzone alla radio dall’inizio in modo tale da registrarla senza stacchi sulla musicassetta e mi innamoravo di chiunque a ritmi allarmanti.
Non avevo una connessione internet e la mia vita sociale si riprendeva solo a Natale, quando la Vodafone attivava la Xmas Card e potevi inviare 2000 mila milioni di sms verso tutti dando una botta di vita all’interattività della tua esistenza, di solito pari a zero.
Di bello c’è che ricordo benissimo com’era la vita senza tecnologia, senza social, senza streaming, senza niente. Com’era la mia vita sociale quando non avevo altro supporto che me stessa per farla ingranare. Quando non potevo millantare e filtrare online come tutti, insomma.
Cinque cose belle della mia adolescenza senza tecnologia
1. Le serie tv si chiamavano telefilm e non esisteva lo streaming
Joey Potter si tromba Paecy con un pigiamone di pile
Troppo giovane per appassionarmi alle vicende di quei vecchi di Beverly Hills (di cui ho fatto re-watch con gioia negli anni della consapevolezza) ma non troppo vecchia per innamorarmi di Dawson (sì, lo so, #teampaecy è la risposta corretta, ma all’epoca ero idiota). Ricordo con precisione lancinante l’attesa per la puntata settimanale in onda su Italia1 in prima tv e i resoconti settimanali con tanto di ritaglio di pagina del Cioè sul mio diario segreto il giorno dopo. Raccontavo con minuzia ogni dettaglio dell’episodio e mi immedesimavo talmente bene in Joey Potter (sì, lo so: non infierite) che avrei potuto scrivere un romanzo su di lei in prima persona meglio di uno degli sceneggiatori. Guardavamo i telefilm con una differita pazzesca: Buffy baciava Spike dopo tipo 102 anni dalla messa in onda in USA e nessuno sapeva nulla fino a che il solito Italia1 non lo mandava in onda e il termine spoiler non lo conosceva nessuno ed era bello così. Il binge-watching te lo potevi permettere solo d’estate, con le repliche alle 10 del mattino, e comunque erano due puntate al giorno, non di più. Attesa e godimento, cose che adesso, tra Netflix e le piattaforme di streaming ad accesso immediato non provo più.
2. Storia d’amore a distanza senza Whatsapp
Lunghi addii dal finestrino dell’IC notte Torino-Reggio Calabria
Io e Davide ci siamo messi insieme nel 2006, che sì, avete ragione, l’Internet esisteva già, ma gli smartphone costavano troppo veramente o forse eravamo poveri noi, io vivevo da sola e facevo l’Università, mangiavo pasta e tonno per risparmiare tutti i giorni, Davide faceva lo steward allo stadio della Juve per 30 euro a partita, insomma, a 20 anni eravamo poveri come tutti e noi Internet non ce lo avevamo e manco lo smartphone. Quindi ci telefonavamo – ore e ore e ore – ci mandavamo sms – chili e chili e chili – e ci vedevamo solo quando uno prendeva il treno – tipicamente lui – per raggiungere l’altro. Una coppia a distanza nel 2006 faceva le cose per bene: aspettava di stare insieme e piangeva a ogni arrivederci con scene strappalacrime dal finestrino di un Intercity pieno d’umanità (su cui per altro non c’erano le prese e manco il wifi e forse manco le poltrone e il bar in carrozza 5). Le prime parole d’amore ce le siamo spedite tramite posta ordinaria: fotografie con il retro scritto fitto fitto, lettere lunghissime, in regalo un Diddle. Era dieci anni fa, sembra un secolo ed è stato bellissimo così (anche se ammetto che un po’ di Whatsapp non ci avrebbe fatto male, avremmo risparmiato in ricariche).
3. Collezionavamo cose
La passione con la quale collezionavo cose da adolescente. La passione che ci mettevo! Non ho più messo costanza in niente come nella ricerca compulsiva di citazioni idiote da trascrivere sul mio “quaderno delle frasi®”, o nello scambio di ciucci di plastica di nuance sempre nuove da appendere allo zaino. La Panini mi dovrebbe intitolare una sala riunioni nel suo Head Quarter per quanti soldi ho passato al cartolaio acquistando centinaia di migliaia di figurine di Bayside School prima, delle Spice Girl e dei BSB poi. Centinaia di migliaia! La passione! La costanza! La calma certosina con cui mettevo insieme i pezzi! Adesso mi stufo un secondo dopo aver deciso di fare un torta, figuriamoci metterla in forno. Che tempi, quelli.
4. Scrivevamo i segreti sul diario
Cose che scrivevo sul diario: Leo ti amo, Leo sei bono, Leo smetterò di amarti solo quando una spada mi trafiggerà l’anima
Credo che l’ultima a scrivere un diario di carta in tempi recenti sia stata Nina Dobrev in Vampire Diaries, poi comunque a un certo punto è morta, quindi vedi a scrivere su un diario? Prima di lei, con lo stesso metodo e la stessa inconcludenza, eravamo io e Bridget Jones. Il mio primo diario si chiamava Fiocchetto ed era una raccolta di inutili banalità sulla mia vita di settenne (all’epoca non conoscevo vampiri di cui trascrivere gli omicidi). Poi ho cominciato a unire quaderni uno sull’altro per riportare fedelmente le trame degli episodi di Dawson’s Creek e le mie beghe amorose, ovvero pagine e pagine di nulla. Tutte seguivano questo schema: Antonio ama quella, non ama me. Perché, perché sono cessa!? Enzo ama quella non ama me, perché sono sfigata, perché!? Leonardo di Caprio ti amo. Perché, perché sono lontana da te, perché?! Insomma, situazione, tragedia, lagna, Leo ti amo, ricomincia da capo, Leo ti amo, Leo ti amo, perché sono una cessa sfigata e via andare. Che meraviglia era quell’auto compatimento, che poi non è che ci credessi davvero: ma faceva così bello soffrire per amore!
5. Credevamo nell’affinità di coppia
Tuo nome, suo nome, data di nascita e tac: affinità di coppia. Destino scritto nelle stelle e nei pallini del Mio Caro Diario. Infallibile sistema di predizione del tuo futuro sentimentale, costava un occhio e infatti non ne ho mai avuta una mia. Essendo una sfigata cronica in amore, mi sono meritata solo la versione special altrettanto sfigata: in pratica una calcolatrice rosa. Quel suono dei tasti, e quello della sveglia! Se chiudo gli occhi li sento ancora adesso. Un’agenda piena di stupide frasi motivazionali potrebbe mai darmi la stessa emozione?
Roberta says
Coetanea del 1986, mi immedesimo in tutte le cose che hai raccontato (pure essendo sempre stata chiaramente #teamPeacy). Al diario personale aggiungo quello condiviso con le amiche, tipicamente di Diddle, che passava dall’una all’altra di settimana in settimana e in cui ci si scrivevano dediche o lettere appassionate su come ti piaceva Tizio ma lui non ti avrebbe mai notata. “Tu cosa ne pensi? Barra sì o no”.
E ancora prima la collezione delle tessere telefoniche perché quando andavamo in campeggio con l’oratorio non esisteva il cellulare e ci si metteva in fila per la cabina telefonica, sempre sperando che qualcuno prima avesse lasciato la sua scarica ma mancante dalla nostra collezione.
Giovanna Gallo says
Che tempi, roberta,che tempi… (La diddle, che mi hai fatto ricordare! Avevo rimosso!)
Alessandra Voto says
Io sono più vecchia…1982 ma condivido praticamente tutti i tuoi ricordi! Da Leo nel pieno della sua giovinezza ai ciucci colorati attaccati ovunque. Io ricordo anche gli UniPosca (si scrive così?) che utilizzavo per scrivere in ogni dove (zaino incluso) e Beverly Hills 90210 (con Brandon & company). A proposito dello zaino, siamo passati dal classico Invicta all’Eastpack. Quanti ricordi Giovanna!
AliceOFM says
Oddio i ciucci; ricordo che un giorno, entrando a scuola, ne trovai una marea a terra caduti da un improbabile mazzo attaccato allo zaino di qualcuna. Li avrei voluti tutti, peccato fossi troppo timida anche solo per chinarmi a raccoglierne uno…
E poi la Xmas Card, gli squilli, i diari dalle dimensioni enciclopediche per tutte le “importantissime” scemenze custodite, gli scoobydoo, i video su MTV, le spedizioni nelle cabine telefoniche per trovare le schede da collezionare, i giri dell’isolato alle medie e le prime uscite serali con passaggio dei genitori alle superiori, o l’eccitazione per il complimento della mia eterna cotta al cd dei Sum 41 che mi portavo dietro. Cinque minuti dopo ero in lacrime mentre si faceva un’altra…
Giovanna Gallo says
Alice, mi hai fatto ricordare TRL! COME HO POTUTO DIMENTICARE MARCO MACCARINI!?
AliceOFM says
Quanto era figo Maccarini? E io, sul palco di TRL, ci sono pure salita 😀
Milena says
Io sono un po’più giovane. Del 90… 4 anni, scansati. Ma ho vissuto esattamente lo stesso Medioevo! Che bello che era.. e quando con il mio migliore amico guardavamo Buffy stando al cellulare perché avevamo la Young and me? E tutti che avevano il nokia 3310, io più sfigata avevo un Nec!
Questo tuo scritto mi ha lasciato una riflessione… Ma secondo voi a scuola i bigliettini per parlare di nascosto dalla prof se li manderanno ancora?
Giovanna Gallo says
Ho un fratello di 11 anni e si mandano i WhatsApp 😑😑