Racconto semi serio di cosa sta succedendo a casa nostra da quando ho ricevuto la mia prima proposta di matrimonio
Per molti doveva essere “Il mio grosso, grasso matrimonio calabro” ma così non sarà: ci sposiamo a Torino. Dopo 12 anni insieme, una lunga convivenza e una figlia, Davide lo scorso 24 dicembre, con una decisione che definirei impulsiva, di pancia, quasi inaspettata, si è deciso a farmi la proposta nel modo che più ci si addice: quello più easy, semplice e romantico possibile, nella piazza della mia città dove ci siamo conosciuti.
Per lavoro organizzo eventi e questo matrimonio è L’EVENTO: nella nostra idea una grandissima festa con cibo, danze e (doppio, almeno a quanto dice Davide) open bar, in un posto che ci rappresenta al 100% sia come mood (è una villa provenzale nelle campagne di Cavour, vicino a Torino) che come livello di informalità. Per deformazione professionale quindi sono partita in quarta e a sei giorni dalla proposta avevamo già data, lista degli ospiti, idee per le partecipazioni, appuntamenti per gli abiti da sposa. Scusate se sono una PROFESSIONISTA.
Molti amici sono rimasti delusi quando hanno scoperto che ci saremmo sposati in Piemonte e non nella mia Calabria, ma ragazzi, capiamoci: io capisco il sogno di un weekend mangereccio al caldo ma entrambi lavoriamo, abbiamo una bambina a tratti indemoniata e soprattutto, zero voglia, zero sbatti. Ok fare una grande festa, ma assolutamente NON OK stressarsi dietro a questa storia del matrimonio.
In questo post faccio un po’il punto di quello che abbiamo, delle scelte che faremo, del budget, dell’atmosfera che daremo alla giornata, della fatica di portare mezza Italia al nostro matrimonio, del tema e di tutte quelle cose adorabili che circondano le nozze e di cui non sai niente finché non ci finisci dentro. Un modo per coinvolgere chi non ci sarà e per trovare spunti da voi che vi siete già sposati e a cui posso rubare ogni singola idea. Buona lettura!
PERCHÉ VI SPOSATE A TORINO SE LA SPOSA È CALABRESE, CONTROVERTENDO LA TRADIZIONE?
Sono 10 anni che vivo a Torino, lasso di tempo in cui abbiamo collezionato una serie di amicizie con gente sparsa in tutta Italia, oltre a mantenere quelle storiche dell’infanzia e a farcene di nuove in città. Sono una calabrese atipica, nel senso che ho una famiglia non enorme, nessuna voglia di seguire i dettami del sud per cui devi invitare i parenti di sedicesima generazione e quindi sarebbe stato più complicato spostare 100 persone dal nord al sud Italia che non portarne 20 a Torino e lasciare che quelle da Roma in su potessero organizzare una trasferta più agevole. Insomma, ricordiamo che la parola d’ordine di questo matrimonio è ZERO SBATTI: in più, non riesco a pensare a niente di peggio che delegare scelte legate all’evento (per ovvie ragioni di distanza) ai miei se mi fossi sposata giù o peggio, organizzarlo io a distanza. No, no e NO: ottimizzare è la parola chiave.
CI SPOSEREMO CON RITO CIVILE, CON UNA CERIMONIA ALL IN ONE
Sempre per fare in modo che per tutti sia una festa senza troppi scleri, soprattutto di chi si sposta per raggiungerci, l’idea è stata sin da subito quella di fare tutto in un unico posto, per agevolare gli spostamenti: ci sposeremo con rito civile e faremo aperitivo, cena e after party tutto in location.
COME DIAVOLO AVETE POTUTO BLOCCARE IN 6 GIORNI LA SOLA E UNICA LOCATION CHE AVETE VISTO?
A questa domanda c’è solo una risposta: decisionismo. Cioè, io sono una decisionista che va avanti come un carro armato, mentre Davide ama coccolare le idee, portarsele nel letto, ri-coccolarle il giorno dopo e arrivare a una conclusione dopo 6 settimane e magari il responso è no. Quindi con lui la tattica è SCREMARE SU INTERNET. Molte location non prevedevano il rito legale: depennate. Molte erano obiettivamente brutte: depennate. Molte erano decisamente costose solo alla vista della gallery su matrimonio.com: depennate. Molte chiedevano 3 mila euro solo per l’affitto della location: ciao addio arrivederci. Insomma, sulla base di recensioni di amici già convolati a nozze e affidabili invitati, siamo andati dritti in quella che sarà a tutti gli effetti la nostra location.
Bellissima, raccolta e rustica, country chic e soprattutto già praticamente allestita come volevo io: cancelliamo insieme la voce COSTOSI ALLESTIMENTI dal nostro budget totale. Dopo Capodanno ho mandato una mail per bloccare la data – a ottobre di quest’anno sperando in Dio Onnipotente che non faccia un tempo di merda – organizzato la cena di prova per fissare il menù, comunicato a molti degli ospiti che devono organizzare il viaggio la data ufficiale.
IL TEMA DELL’AUTUNNO PER UN MATRIMONIO AD OTTOBRE: AVANGUARDIA PURA
Sì, lo so, Miranda Priestly a questo punto sta lanciando in aria cinture cerulee, ma che tema vuoi appiccicare ad un matrimonio in autunno se non l’autunno stesso? Se fa bello celebreremo il rito fuori, sotto un albero, accanto a un pozzo, la natura parlerà da sola. Se fa brutto andrò a raccogliere foglie insieme a Elena e anche in questo caso daremo voce a questo grande dono dell’Universo. In poche parole: la palette di colori autunnali è deliziosa; speravo di poter usare per i segnaposto delle erbe aromatiche di stagione ma c’è solo il tarassaco che beh, è proprio bruttino. L’ulivo? A Davide fa troppo Arca di Noè. Rosmarino? A mamma fa troppo pollo arrosto. Intanto una grafica sta mettendo su la stationery, come ho scoperto che si chiamano tutte le cartacce che devi stampare per un matrimonio, in modo tale da renderlo degno di Instagram.
Ecco un po’ di ispirazioni che vanno dal tutto al contrario di tutto che le abbiamo girato in modo che possa crearci le nostre, scatti ovviamente rubati su Instagram a shooting di matrimoni del Minnesota con budget illimitato e sposi bellissimi – caratteristiche, queste, che per forza di cose non rispecchiano il nostro caso:
Ma secondo voi io e Davide saremo mai così belli?
L’ABITO DA SPOSA, DA SPOSO E DI ELENA
La nostra idea è quella di coinvolgere Elena, che a ottobre avrà 3 anni compiuti, in tutto: sarà co-protagonista del rito, avrà il suo anellino, il suo vestitino bianco e la sua festa. D’altronde celebriamo la nostra famiglia e lei ne è membro ufficiale since 2015, quindi per me è scontato creare in lei il mito del matrimonio in modo tale che da adulta possa ossessionare il suo futuro fidanzato come io ho fatto con suo papà coinvolgerla. Per l’abito da sposa pensavo di buttarmi sul su misura, perché, diciamocelo, non sono filiforme e manco perdendo i 10 kg che mi sono data come obiettivo prima dell’estate riuscirò a indossare cose super inguainanti. Le collezioni curvy, già solo per gli shooting, le trovo un esempio di mortificazione della carne, con ‘ste ragazze ficcate in modelli che non starebbero bene a una 42. Ho 3 appuntamenti solo in gennaio per provare qualcosa, perché ok fartelo fare da una sartina ma cosa le dico se non so come mi potrebbe stare un abito bianco stile impero, o stile boho? Le mie scelte sono ricadute su un grosso brand, in base alla collezione 2018 e su due atelier tailor made di Torino su cui punto molto:
Atelier Emè
Liù Atelier
Elena Pignata
Vorrei provare più cose possibili e scegliere il modello, farmelo cucire addosso, da zero o da metà, e aggiungere un po’ di stoffa per ricavare il delizioso abito da sposina di Elena. Per Davide siamo ancora in alto mare, ma lo sanno tutti che dello sposo non frega niente a nessuno, quindi pazienza.
Avrò due testimoni: mia sorella, coinvolta suo malgrado in tutto ciò che riguarda le nozze, attiva e per niente entusiasta compagna di ogni santissimo giro in atelier; la mia amica Paola, la più vecchia, affidabile e cara che ho. Ma ho anche tante amiche a Torino che verranno con me agli appuntamenti per l’abito: non ho mia madre vicino e neanche mia suocera e sebbene rifugga la tradizione con tutta me stessa ho bisogno di avere vicino qualcuno che mi conosce e non ha paura a dirmi che sembro una botte con quella roba addosso. Quindi le mie amiche Chiara ed Elisa e Maurizia – già personal shopper sgamatissima su stoffe, fornitori e prezzi- mi accompagneranno in quello che spero non sia un lungo peregrinare.
TUTTO IL RESTO: BOMBONIERE, TABLEAU, CONFETTATA, PHOTOBOOT, ACCOMODATION PER GLI OSPITI
Signori, la lista è lunga. Mancano delle gift bag che vorrei mollare ai bambini per tenerli impegnati se si rompono (secondo i nostri calcoli saranno circa 15 tra i 2 e i 10 anni) e un’animatrice che possa, appunto, animarli; un dj che metta su musica anni ’90 dopo la cena, quando tutti saremo troppo ubriachi per apprezzare il jazz che metterò come sottofondo durante il rito; le maledette bomboniere per cui sto ancora cercando una soluzione originale, possibilmente handmade (dove per hand si intende le mani sì, ma di mia madre) o solidale; la confettata che non ho ancora capito se è una cosa old, utile, inutile; il fotografo; parrucchiera e truccatrice per me; accomodation per gli ospiti che vengono da fuori (a chi offrire anche una notte in albergo? Mettere o no a disposizione un bus dal centro città alla location?) e via discorrendo. Mi fa male la testa solo a pensarci quindi ho deciso che per il momento mi dedicherò a spendere meno soldi possibile grazie ai saldi in splendide minchiatine comprate su Martha’s Cottage che io non lo so chi sei Martha ma già ti voglio bene.
Ormai questo matrimonio si deve fare, anche perché ho in arrivo un bastimento carico di 48 boccette di bolle di sapone e 52 buste di carta e se non mi sposo che me ne faccio, le vendo al mercato?
INFINE, LA NOTA DOLENTE: IL BUDGET
Non abbiamo nessuna intenzione di spendere soldi a pacchi per questo matrimonio. Non perché non ci teniamo, ma perché il buon gusto e il nostro essere smart ci aiuterà a non strafare su cose non necessarie o che useremo one shot, tipo gli abiti. Vogliamo che si mangi e si beva bene: ok, su quello si spende. Vogliamo che gli ospiti si divertano e non si sbattano: ok, si spende anche su questo. Vogliamo che i bambini non sclerino: animatrice, subito. Ma a parte queste cose imprescindibili, vogliamo davvero spendere l’equivalente del budget di una ristrutturazione o dell’acquisto di una macchina nuova? La risposta è no: ci inventeremo qualcosa di indimenticabile per ricordare a tutti che una festa ha bisogno di sorrisi e non di una Mastercard dal plafond illimitato per venire bene. No?
Lascia un commento