Mancano ancora 9 mesi, ma già vedo la luce. Vi dico come ho fatto senza troppi sbattimenti.
Non voglio essere una di quelle che si stressa per il matrimonio. Sono già abbastanza stressata per la questione spannolinamento di Elena, che va benissimo fronte liquidi ma non proprio benissimo (leggi: pianti, stridore di denti, urla, crisi isteriche) fronte solidi.
Mentre lavavo circa 63 paia di minuscole mutande e consolavo la piccola però sono riuscita a chiudere alcune task fondamentali legate alle nozze, che vi avevo accennato qui, in questo post dove trovate le idee preliminari e alcune ispirazioni che ci hanno portato a individuare la location e alcuni fornitori SENZA SBATTIMENTO.
E siccome io ne ho già abbastanza – è la storia della mia vita: ho aspettato la proposta per anni e chi mi conosce lo sa, e dopo un mese di preparativi mi sono già rotta – ma voi pare proprio che NO, eccomi con un post che riassume alcune delle scelte che abbiamo fatto, che segnala alcuni fornitori del settore matrimoni interessanti e alcune idee che non so ancora se metteremo in pratica ma magari voi sì.
LE NOTE DOLENTI: L’ABITO DA SPOSA PER RAGAZZE CURVY
L’altro giorno su Instagram raccontavo di quando, durante una prova in atelier, mi sono incastrata in un abito da sposa campione, vivendo l’esperienza più divertente e imbarazzante della mia esistenza.
Come potete leggere nel post, ero in un grande atelier del centro di Torino: ho accuratamente evitato i grandi marchi perché 1. Ok dire Yes To The Dress ma io quelle manfrine lì le odio; 2. le collezioni 2018 ma pure quelle 2017 proprio non rientravano nei miei gusti.
Ricordiamo che io mi vedrei bene così:
Mentre le curvy dalla moda wedding sono viste così:
Quindi, mentre io mi immagino in tessuti fluttuanti in un campo di grano, il Sistema mi vuole ingabbiata in un bustino rigido sberluccicante. Grazie a Dio quella di sabato era il mio ultimo giro, non il primo: ero già stata in due piccoli ma deliziosi atelier della città e il mio cuore in particolare è rimasto davanti allo specchio di uno dei due. Il suo nome è Liù Atelier.
Cominciamo dalla fine: l’abito l’ho trovato. Ed è talmente bello e adatto a me, alle mie curve e ai miei difetti, e incornicia in modo talmente delizioso le mie tette che ho capito subito cosa provano quelle squinzie di Real Time quando trovano QUELLO GIUSTO e si mettono a piangere a dirotto con tutta la famiglia del Wisconsin davanti.
La location è deliziosa – è una villa bellissima fuori Torino – il trattamento senza fronzoli ma delicato, la stilista Zaira Curti lì presente a raccontarti il vestito che ha creato e Giuliana, sua madre, che diventa pure la tua e ti dà i consigli giusti senza dimenticare la realtà dei fatti, ovvero il fisico che ti ritrovi.
Sono andata da sola con mia sorella – che mi ha concesso solo un’ora al giorno per parlare del matrimonio e farebbe di tutto per evitarsi pure quella – e meno male: quanto è intima l’esperienza della prova dell’abito da sposa? Quelle come me, a cui la 44 dei campioni non entra manco per scherzo, rischiano di girare in questi posti molto affollati praticamente nude, col vestito poggiato addosso, o infilato solo per le maniche e col retro di fuori, tipo i pazienti di Grey’s Anatomy prima di un’operazione. Io non ho complessi e con la faccia di bronzo che mi ritrovo ho mostrato fieramente le mie ciccie a tutti: ma chi ha molto senso del pudore, chi si vergogna del proprio corpo, chi non ama mostrarsi mezza nuda davanti ad estranei, come fa? Per questo, il mio consiglio dopo questi giri tra piccoli e grandi atelier è: affidatevi a chi, prima di avere begli abiti, ha soprattutto la sensibilità di accogliere qualsiasi donna, da quelle troppo magre a quelle troppo over, senza farle sentire diverse o inadeguate.
Non posso dire nulla sul mio abito come tradizione vuole, anche perché il modello esiste già ma il mio in particolare è da ricreare da zero; posso solo dire che l’esperienza in un atelier di alta sartoria come quello che ho scelto la preferisco a quella tutta fronzoli con la moquette per terra, il salottino imbottito e le addette che si ostinano a dirti che i bustini morbidi NON ESISTONO.
MA MI SERVE O NO LA WEDDING PLANNER?
La risposta è sì, se non avete proprio idea del percorso da fare ma soprattutto non avete voglia di vagare desolati per la regione ogni santo weekend della vostra vita per cercare la location adatta. Per esperienza – ne conosco di brave – le wedding planner servono non solo a costruire il mood del matrimonio, ma vi offrono il loro portfolio di conoscenze e fornitori, vi garantiscono accessi privilegiati per gli appuntamenti e spesso vi seguono per creare l’immagine coordinata (che cos’è l’immagine coordinata di un matrimonio? Ve lo dico dopo) e far sì che tutto sia armonico e rappresenti gli sposi.
Noi avevamo un vantaggio: io per lavoro organizzo eventi (quindi conosco tanti fornitori), entrambi lavoriamo in comunicazione (quindi cercare un grafico per le partecipazioni e, come si dice in gergo, aprire attività con lui per “costruire” i materiali è stato assolutamente facile) e, grazie ai social, sono riuscita a reperire idee, ispirazioni, nomi, contatti e soluzioni semplicemente facendo un appello su Instagram Stories o su Facebook (a proposito: grazie!). Quindi, a me la wedding planner non serviva, ma se non avessi avuto queste facilitazioni, sinceramente avrei investito del budget per farmi aiutare.
Fare una bella festa sì, arrivarci pazze e sclerate no.
LE PARTECIPAZIONI
Mio papà faceva il tipografo, quindi quando ero bambina invece di sfogliare il sussidiario io sfogliavo i cataloghi delle partecipazioni. Erano gli anni novanta e la moda diceva una cosa sola: pizzi, pergamene, veline, strati di carta pregiata! Quando mio papà, che ancora adesso ama saggiare con mano la consistenza dei menù o delle riviste che si trova sotto mano, vedrà la nostra partecipazione, credo che sverrà.
Innanzitutto, ce le siamo fatte disegnare da una grafica, Sara, seguendo la nostra moodboard e la nostra palette. La palette, per forza di cose autunnale, è questa e virerà decisamente sull’arancio:
Voi direte, Ma tu che sei così social, perché non mandi gli inviti su WhatsApp?!
Vi stupirò dicendo che sul tema matrimonio mi sono riscoperta decisamente tradizionale: le partecipazioni possono anche diventare un bel ricordo per chi partecipa e, perché il ricordo sia un po’ tangibile, devono essere per forza di carta.
Il budget per tutto l’apparato di carta, delle buste e della stampa nel nostro caso avrà un ingombro di circa 600 euro, che non è pochissimo ma neanche tanto, considerando che ci sono studi di grafica che vendono il pacchetto completo anche a mille euro e più (e giustamente: è un lavoro, per di più creativo e in quanto tale va pagato).
Per gusto – oltre che tradizionale mi sono scoperta pure minimal – abbiamo deciso che la busta conterrà tre fogli:
- la partecipazione vera e propria, con i nostri nomi, il dove, il quando, l’ora. Sul retro, per non sporcare la grafica, le informazioni tecniche: i nostri numeri di telefono, la data ultima per il RSVP e via dicendo.
- un biglietto per l’accomodation degli ospiti, in cui facciamo chiaramente intendere che NON possiamo ospitare tutti a nostro carico ma che gli ospiti possono anche venire senza regalo, che la logica della busta piena di soldi per ripagarsi il pranzo di nozze ormai è superata (almeno nel nostro caso). Sul biglietto ci sarà un riferimento a una pagina web privata sul mio sito in cui indicheremo le modalità per farci il regalo (che sarà una lista viaggio
quando troveremo un momento per mollare la bambina ai miei e fuggire per almeno due settimane) - un programma della giornata: lo abbiamo inserito non tanto per gli ospiti che vengono da fuori e si fermeranno a dormire (un buon 70%) ma per quelli che dopo la cena hanno intenzione di tornare a casa. Con il programma almeno indicativo sanno più o meno a che ora mangeranno la torta e potranno poi levare le tende prima dell’afterparty.
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Vi mostro una piccola anteprima:
Questa è l’immagine coordinata del matrimonio: i colori, le cornici, gli eventuali loghi e tutti gli effetti grafici che avete scelto per quel giorno possono essere declinati praticamente su ogni cosa, diventando etichette per le bomboniere, menù, segnaposto, tableau, pins e via dicendo.
Le buste le compreremo online su Buste24 che ha delle belle soluzioni di colore e imbottitura a prezzi popolari, mentre per la stampa stiamo ancora valutando. E lo sapete che per scrivere nomi e indirizzi sul retro, se avete una scrittura pessima come la mia, potreste prendere una calligrafa? Sto cercando di convincere Davide che abbiamo assolutamente bisogno di investire del budget in questo dettaglio delizioso, ma non so se ce la farò. Statemi vicini.
Creare un’immagine coordinata del matrimonio non è una cosa effettivamente necessaria: online trovate tantissime soluzioni a costo zero (date un’occhiata su Canva.com) e, se avete gusto e tempo, potreste farvi tutto direttamente da soli. Inutile dire che io non c’ho né gusto né tempo, quindi questa cosa in particolare l’ho delegata, stando attenta che non incidesse troppo sul budget.
IL FOTOGRAFO
So di ragazze che si sono sposate oltreoceano per farsi fotografare da quello specifico professionista. Io mi sposo nella stessa città in cui vivo e mi sembra già complicatissimo (figuriamoci farlo dall’altra parte del mondo) e in più, come la maggioranza della gente, non è che distinguo gli stili fotografici, seguo solo due mantra: MI PIACE/NON MI PIACE, COSTOSO E PRETENZIOSO/COSTOSO IL GIUSTO E BRAVO.
Quindi mò è inutile che fingo di essere esperta di Cartier-Bresson, non c’ho le competenze: vado, come sempre, a istinto. Un mesetto fa siamo andati da Simone di ERTE PHOTO a fare lo shooting di famiglia che avevo regalato a Davide per Natale (anche se lui si ostina a dire che non è un vero e proprio dono per lui e che era più un regalo per me, ma è sempre stato un ingrato, quindi di cosa stiamo parlando) e, non so come, è riuscito a scattare delle foto favolose a Elena che in quel preciso momento era tipo tarantolata e pizzicata dal fuoco sacro della pazzia. E poi, la pazienza che ci ha messo per farla giocare e ridere: io ero stanca solo a guardarlo.
Abbiamo sfogliato i suoi reportage matrimoniali e in una settimana abbiamo chiuso: sarà lui, insieme a un altro fotografo, a seguirci per tutta la giornata. Non ci chiederà pose anni ottanta, con me che guardo sognante lo specchio o mi butto tra i peluche della mia infanzia, non sarà invadente con gli ospiti, sarà gentile e paziente con i bambini e mi farà apparire bona come Monica Bellucci. AFFARE FATTO.
Non spaventatevi dei costi dei fotografi: su Torino la media è tra 1.000 euro e 2.000 euro solo per il servizio fotografico (senza video, senza i droni che vanno tanto di moda). Spesso il professionista include l’album principale (di solito un fotolibro con le foto più belle), magari due più piccolini per i genitori degli sposi (noi abbiamo scelto di non farlo) e la presenza di due fotografi il giorno del matrimonio, quindi, considerata la trasferta, il numero di ore al seguito degli sposi, la noia nel doversi riguardare mille foto di gente che non ti è manco parente per scegliere le migliori, la post-produzione per farti sembrare la Bellucci e tutto, sinceramente mi sembra un prezzo più che adeguato.
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Due PS necessari:
– questo post non è AD, cioè pubblicità: paghiamo tutto e pure con i nostri soldi. Ma la bravura si segnala sempre, specialmente se può essere utile anche ad altri.
– Nella prossima puntata della saga affronteremo temi quali le inutili bomboniere, la disposizione dei tavoli, trucco e parrucco e i litigi con la madre calabra perché le faccio fare brutte figure non investendo 5 mila euro nell’affitto di costosi bilocali per i miei parenti di giù.
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