Viaggiare con i bambini è una cosa bellissima, ma molto faticosa. Ecco i consigli per non impazzire troppo e godersi al massimo l’esperienza.
Viaggiare senza figli implica due cose: disponibilità di tempo e disponibilità economica.
Viaggiare con i bambini invece vuol dire: incrociare tempi e modi con la fase psicologica in cui si trova il piccolo; portarsi dietro milioni di accessori, più il bambino è piccolo, più la borsa è grande; spendere in relazione al grado di comodità che si vuole raggiungere una volta arrivati a destinazione; soprattutto, non essere pigri e aver voglia di partire.
Elena ha preso il suo primo aereo a tre mesi, per andare a trovare i nonni in Calabria. Viaggiamo sempre da sole e ormai è diventata una frequent flyer della tratta Torino-Lamezia: in volo l’ho vista attraversare varie fasi, tra cui quella delle poppate a bordo con conseguente vomito a spruzzo, ma anche quella del gattonamento nel corridoio centrale, gli scleri da troppo caldo o troppo freddo, la gente che ti guarda trasportare infante e valigie sul naso senza darti una mano o, al contrario, gli sconosciuti che si prodigano per mettere il cappellino alla bimba se sulle scalette c’è troppo vento. Ora che è grande Elena è la regina dell’aeroporto, passa i controlli con scioltezza, si porta la sua valigia da sola e resiste al volo solo perché sa che è l’unico momento in cui può usare lo smartphone.
Avendo il mare a disposizione (leggi: gratis) in Calabria, non facciamo mai vacanze tradizionali in agosto, ma sfruttiamo molto l’autunno e la primavera per andare in giro.
Ora, magari voi di problemi non ve ne fate: prendete e partite. Conosco e apprezzo colleghe travel blogger che hanno già portato i figli a spasso per il mondo senza alcuna ripercussione. Bravi voi, vi stimo molto.
Io ho sempre un po’ di magone prima di un viaggio, figuriamoci ora che c’è Elena: ho bisogno di programmare tutto, di sapere di poter gestire con disinvoltura ogni imprevisto e partire non implica nulla di tutto ciò. Quando me ne faccio una ragione, poi mi godo il viaggio. A voi capita mai?
Lo scorso weekend siamo stati a Parigi. Avevamo fatto un tentativo di mini vacanza di famiglia già in settembre a Napoli: Elena aveva appena compiuto 2 anni, era in piena fase terribile two e voi potete dire quello che volete sul fatto che viaggiare con i bimbi piccoli sia meraviglioso, ma io la sceneggiata di mia figlia buttata per terra a urlare come una matta in via Chiaia non me la scordo mai più e non certo in positivo.
A Parigi ci siamo andati con Elena ormai quasi treenne: da settembre ha imparato a cantare, ballare, fare frasi complicate, (non è più un’incommensurabile testa di m**chia) è più ragionevole, ha dei ricordi ed è in fissa con le cose molto alte e con il Fiume Po, quindi non stava nella pelle per l’incontro con “il fiume Po di Parigi” (la Senna).
Com’è andata?
Incredibilmente bene.
Perché io ero più rilassata?
No di certo.
Perché Elena è stata più accomodante?
Cocciutaggine è il suo secondo nome.
Ci sono cose che le foto di Instagram non raccontano sui viaggi con i bimbi e adesso cerco di spiegarvi come mi sono organizzata per aggirare gli scogli più insormontabili e come ho reagito quando ci sono andata a sbattere contro (leggi: ho sclerato, ovvio).
COME ORGANIZZARE UN VIAGGIO CON BAMBINI PICCOLI
Se volete consigli su come affrontare viaggi intercontinentali con infanti minuscoli, c’è la figlia di ClioMakeUp che è già alla sua ventesima traversata dell’Oceano: chiedete a lei. Qui parliamo di weekend in capitali europee alla portata di tutti, che magari non vi viene voglia di fare perché al solo pensiero di portarvi dietro la creatura vi parte un embolo.
Mia figlia è fortunata: io a tre anni non avevo visto niente del mondo. Al massimo andavo con mio zio al Bar Sport del paese a mangiarmi una Fiesta alle mandorle, o giravo i monti della zona con i miei genitori a caccia di fiere e feste della Madonna. Elena a 2 anni e mezzo ha già 20 voli all’attivo e può vantare di aver visto la Tour Eiffel: io ho dovuto aspettare 32 anni (sì, non ero mai stata a Parigi).
Sotto alcune pratiche che adotto spesso per i nostri piccoli viaggi che presuppongono spostamenti brevi (massimo 2 ore di aereo e 6 di treno). Elena, al Coachella ci andiamo quando sei più grande, eh!?
TRENO O AEREO?
Avendoli provati entrambi (per Parigi abbiamo preso il TGV) io voto aereo tutta la vita. Probabilmente perché Elena è abituata agli aeroporti e io sono più tranquilla perché conosco la prassi e anche perché comunque è meglio essere rinchiusi 2 ore in una scatoletta nel bel mezzo del cielo con bimbo eventualmente isterico, che non 6 ore in una scatoletta nel bel mezzo della campagna francese con bimbo eventualmente isterico.
“Eh, ma in treno ti puoi alzare”
Ma pure in aereo. Noi viaggiamo praticamente sempre con le low-cost (e la compagnia Blue Air in particolare): certo non sono i salotti dell’Hilton ma a due minuti dal decollo puoi sganciare le cinture ed eventualmente far pascolare il pargolo su e giù per i corridoi. Se proprio sclera, in zona toilette c’è il raduno dei genitori ondeggianti con figli piangenti sulle spalle.
ALBERGO O APPARTAMENTO?
Anche in questo caso li abbiamo provati entrambi: a Napoli in appartamento molto centrale (all’inizio dei Quartieri Spagnoli, su via Toledo), a Parigi in albergo in Rue de Washington, sugli Champs-Élysées. Abbiamo speso poco più della media ma non esageratamente, pagando il sovrapprezzo con piacere per avere la comodità di essere in centro e agevolare gli spostamenti con la bambina.
L’appartamento di Napoli (via Airbnb) è stato fondamentale per richiuderci nei momenti di maggiore stanchezza di Elena: dopo lo show in via Chiaia (ve l’avevo detto che è stato indimenticabile) chi c’aveva voglia di andare a mangiare la Margherita di Sorbillo? Dio benedica quella cucina che ci ha permesso di mangiarci la pizza fritta a casa, tranquilli, con Elena rilassata e non urlante tra i tavoli del ristorante.
A Parigi abbiamo optato per l’hotel, complice la maggiore consapevolezza di mia figlia e la sua età più conciliante e non è andata affatto male. Cioè, capiamoci: Elena non ha toccato cibo vero e sano per 4 giorni e io, da madre del Sud che muore dentro vedendola saltare un pasto, non ho potuto che prenderne atto.
Due sere su tre fuori ha sclerato durante la cena, facendoci ingurgitare il cibo praticamente intero. L’unica serata che ricordo tranquilla è quella da Five Guys sugli Champs-Élysées, con Elena che cantava “Siam tre piccoli porcellini” ai passanti mangiando il wurstel del suo hot-dog (ve l’avevo detto che ogni tanto si devono chiudere gli occhi, entrambi, stretti).
Nella bella creperie in cui siamo andati a mangiare l’ultima sera, Elena si è pure alzata i leggings tipo pantaloncini per entrare in modalità running e si è messa a correre per il locale, come aveva visto fare nel pomeriggio al parco. Per dire.
Un consiglio: scegliete sempre l’appartamento se volete godervi un paio di pasti decenti in tranquillità e volete evitare gli hot-dog e il jogging improvvisato in luoghi pubblici.
RITMI E ABITUDINI
Durante il viaggio a Parigi abbiamo dovuto sacrificare un paio di cosette. Per quanto i musei siano super baby-friendly, io al solo pensiero di trascinarmi Elena per il Louvre mi prendevo male. Così, semplicemente, abbiamo lasciato perdere la Gioconda. Abbiamo visto tutti i quartieri più belli ad eccezione del Marais girando a piedi, e sfruttato il batobus , per visitare le zone di Notre Dame, Montparnasse e Quartieri Latini, salendo e scendendo all’occorrenza, con Elena pazza di gioia per i suoi giri sul Fiume Senna (ve l’avevo detto che ha un animo fluviale).
La mattina si è sempre un po’ rotta le scatole, super annoiata nel suo passeggino: cosa gliene importa a una bambina di due anni e mezzo delle salite e discese di Montmartre? Siamo sinceri, un fico secco. Si è animata sui Mulini solo perché ne aveva visto uno in una puntata di Curioso come George, la sua unica fonte di sapere e conoscenza del momento. Poi si è spenta di nuovo, per rianimarsi davanti a un’inutile installazione di palloncini che svolazzavano sopra un tombino della metro pieno di aria davanti al Moulin Rouge.
Così abbiamo diviso la giornata in due: un pezzo con cose che interessavano a noi, un pezzo con attività più su misura di bambino. Quindi parchi, giostrine, scale: grande passione in particolare per quelle davanti alla libreria Shakespeare and Company in zona Notre Dame, in cui ha dato il meglio di sé come starlette.
La cosa importante è far sì che dormano. Accopparli è la parola chiave. Almeno un’ora nell’arco della giornata vi salverà dai capricci da sonno in cui cominciano a fare cose insensate. Non importa cosa dovrete fare per convincerli: se non dormono, poi diventano pazzi. In questo per noi è stato fondamentale il passeggino e il fatto che di notte Elena, con il giusto mix di oscurità, temperatura e stanchezza, ronfa abbastanza.
ACCESSORI SALVA-VIAGGIO PER BAMBINI DA 1 A 4 ANNI
Una delle mie family blogger americane preferite, Naomi David di Love Taza, a parte sfornare figli a un ritmo incessante (ne ha 3 sotto i 6 anni ed è in attesa di 2 gemelle) ha creato insieme al marito una linea da viaggio family friendly in vendita solo in USA, da Target. Oltre alla classica gamma di trolley e zainetti si è anche inventata la Bag activity kit in cui ha ficcato dentro tutto il necessario per sopravvivere a viaggi lunghi, dai colori agli attacca-stacca. Ecco, prendetela solo come ispirazione: da Tiger c’è di tutto e di più a prezzi onestissimi. Album con adesivi, colori in formato mini, washitape: non abbiate timore, spendete e spandete, ficcate tutto in uno zaino e portatelo con voi, ovunque andiate.
A tre anni i bimbi si annoiano subito, almeno, Elena perde attenzione in un nanosecondo: quello che sembra il suo gioco preferito la attira tipo un attimo, poi si secca e passa al successivo. Quindi, nel mio caso, la scelta su cosa portarle per i tempi morti del viaggio a Parigi è caduta su accessori piccoli e compatti ma variegati. Bloc-notes, colla e forbicine per le sue opere di art&crafts, una bustina di giochini piccoli e mini-action figures che sembrano essere le sue cose preferite al momento (per 20 secondi, ovviamente). E in aereo, beh, lo smartphone.
Questo non so se le altre ve lo dicono ma io sì: non le diamo mai il telefono, neanche per guardare le foto, perché riprenderselo equivale a trovarsi in mezzo a una crisi isterica. Il telefono a casa si usa solo per videochiamare i nonni lontani. Sull’aereo però è zona franca: mi dispiace ammetterlo ma non ho la forza di dirle no appena saliamo a bordo, quindi altro che washitape, Tiger e Hygge e Activity Bag, mentre si vola solo scritte inutili sull’app blocco note. Sì, avete capito bene: ho scaricato venti app per bambini da usare in aereo e lei scrive cose a caso sul blocco note.
IN CONCLUSIONE: VIAGGIARE CON I BAMBINI PER CONDIVIDERE RICORDI
Io ho capito una cosa: i bimbi dove li metti stanno. Magari si annoieranno, o impazziranno per un nonnulla perché cambiano orari o ritmi, ma si abituano prima degli adulti a nuove situazioni e soprattutto non conoscono l’ansia o la preoccupazione. Cosa ricorderà Elena di Parigi? La Tour Eiffel, la ruota panoramica, due palloncini sballonzolanti fuori dal Moulin Rouge. Al primo sguardo pare quasi un viaggio inutile, dal suo punto di vista.
Ieri però mia sorella le ha chiesto del viaggio. Sapete cosa ha raccontato Elena come prima cosa? Di quel pomeriggio passato al giardino delle Tuileries a rotolarsi sull’erba con suo papà. Se dovessimo dire qual è stato il momento più bello del nostro viaggio, anche io e il mio compagno probabilmente racconteremmo questo aneddoto: questo vuol dire che certe cose si ficcano nella testa degli adulti e dei bambini allo stesso modo, riportando a entrambi le stesse sensazioni.
Agli adulti sta far cementificare la memoria, raccontando e ricordando, ancora e ancora. Ai bambini riportarci con i piedi per terra, a quel momento di sole pieno circondati da persone felici, ma i più felici eravamo noi.
POSTILLA: PARIGI CON I BAMBINI, INFORMAZIONI UTILI
Magari state programmando anche voi tre giorni a Parigi con i vostri piccoli, vi lascio qualche informazione veloce, qualche riferimento e link utile che a noi ha salvato la vita. Buon viaggio!
PRIMA DI PARTIRE HO LETTO:
Il post su Parigi meta top per le famiglie di Bambini con la valigia
Il post di Anna di 50sfumaturedimamma che vive a Parigi con due bimbe piccole
Questo post di Elisa di FiordiCappero
E l’utilissimo articolo di PatatoFriendly
PER GLI SPOSTAMENTI ABBIAMO USATO:
(per evitare la metro perché scomoda per i passeggini)
Un giorno il BATOBUS, 17 euro a persona, bambini sotto i 4 anni non pagano
LeCab, applicazione di transfer privato, da e per la stazione e l’aeroporto per evitare di sclerare con bagagli e trenne scatenata: non economico ma per un paio di viaggi si può fare, suggerito da un local che vive a Parigi.
Uber, Dio lo benedica
I piedi, per un totale di circa 50 km in 3 giorni.
DOVE DORMIRE A PARIGI CON BAMBINI PICCOLI
Noi abbiamo optato per l’Hotel Arc Elysées, incredibilmente pulito, con bagno enorme a cui perdonare pure l’assenza di bidet, vicinissimo agli Champs Elysées e a Trocadero, a diverse linee della metro, ai principali negozi, alle delizie caloriche di Pierre Hermé e Ladurée. Non economico, ma cosa lo è a Parigi?
LIBRI SU PARIGI PER BAMBINI
Nella bellissima libreria Shakespeare & Company ho comprato per Elena questo delizioso libro illustrato su Parigi e le sue bellezze che si chiama This is Paris: dello stesso autore esistono libri simili per diverse città del mondo e sarebbe bello farne una vera serie per la libreria di Elena, viaggio dopo viaggio, ricordo dopo ricordo.
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