Sopracciglia foltissime, sfiga a mille, look indecoroso, frasi strappalacrime sul diario: le medie sono un po’ il medioevo della nostra vita sociale.
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La saggia Alice su Skype mi ha detto: “Non credo che esista nessuno di bello, a quell’età“. “Quell’età” sono le medie, per intenderci. A meno di non essere stati ripetenti in seconda elementare e poi ancora in quinta, parliamo di quella fascia d’età che va dagli 11 ai 14 anni.
Parliamo soprattutto delle medie oldstyle, non di quelle moderne. Parliamo di ragazzine senza senso estetico e di mamme risolute nel donare sempre la stessa forma ai loro capelli: quella del carrè. Non parliamo di limonate nei bagni, ma di mani strette sotto il banco. Non avevamo vestiti decenti, perché, gesùsantissimo, erano gli anni ’90, non esisteva la moda, solo Gira La moda, che comunque era ugualmente trash.
Le medie sono un periodo grigissimo della vita di ogni donna, perché non sei nè donna ma neanche più una bambina. In più, erano gli anni ’90.
Se ti ritrovavi con peli lunghi lunghi sul polpaccio, era ancora troppo presto per estirparli, ma allo stesso tempo era un peccato tenerli lì, a muoversi alla prima folata di vento. Nel dubbio, li tenevi a portata di mano. La pinzetta delle sopracciglia era nascosta sotto un mucchio di Cioè. Il cellulare era un Alcatel One Touch e il massimo della trasgressione era farsi una partitella a Snake con il Nokia sotto il banco, o durante la messa della domenica. Non c’era Youtube e dunque non sentivamo il bisogno di dire a tutti quanto eravamo fighi con un video, anche perché non lo eravamo affatto.
Ci bastava essere le più popolari della scuola, anche se per forza di cose non lo eravamo mai. L’ombretto bianco perlato che usavamo per imbellettarci alle prime feste non aiutava nella scalata sociale (e neanche i peli sul polpaccio). Ci innamoravamo con la stessa frequenza con cui ci cambiavamo le mutande e non chiedevamo di meglio che avere un fidanzato.
Ma si badi bene: non tanto per farci chissà che, solo perché gli altri lo sapessero. Perché non essere da sole a San Valentino faceva rima con popolarità. Negli anni ’90, alle medie, a parte casi particolari che neanche allo Spring Break a Tijuana (da che mondo e mondo ogni scuola media ha una squinzia più emancipata a disposizione) nessuno sapeva molto di sesso e il massimo della perversione erano i baci a stampo. Sognavamo i baci di Dylan di Beverly Hills ma ci ritrovavamo davanti un Rosario qualsiasi dietro la scuola. Non avevamo soldi e dunque non trasgredivamo con fumo o alcool, però facevamo le bizze se non riuscivamo ad accaparrarci l’allegato di Top Girl, di solito una trousse dalle forme oscene con rossetti in tenere nuance mattone.
Scrivevamo sui diari e non su Facebook. Riportavamo dialoghi diretti integrali e poi a fianco scrivevamo le nostre considerazioni e poi vicino quelle dell’amica che passava di lì per un consulto. Le citazioni di Jim Morrison erano il nostro pane anche se non sapevamo chi fosse Jim Morrison, e perché dicesse cose tanto tristi.
Andava di moda l’AIDS e le frasi a effetto sugli uomini con i capelli fluenti , tranne uno (“Solo colui che fu crocifisso ebbe l’onore di portare i capelli lunghi senza essere chiamato drogato“, NDR) e andava di moda fare le feste a casa degli amici ricchi e con genitori libertini per ballare i lenti sulle note dei Lunapop.
In tutto questo, eravamo molto brutte. Dal pantalone largo alla ciniglia, arrivando ai fuseaux con la staffa sotto il piede, nulla valorizzava la nostra presenza fisica. Soprattutto, non esistevano piastre decenti, a parte quelle che facevano il friseè – trash anche quando era di moda – e se avevi il trauma dei capelli ricci dalle radici alle punte nulla poteva toglierti dall’affanno.
Alle medie di solito il coprifuoco era il nostro migliore amico e quando il bello iniziava, noi eravamo già a casa a guardare Paperissima con mamma e papà. Se il tuo destino era legato a quello di un’amica solo perché il padre poteva scarrozzarti in giro, era la tragedia. Di solito l’amica in questione era meno libera di te e dovevi adeguarti ai suoi orari, andare via che i giochi erano ancora a metà, la torta solo un lontano miraggio. Inutile cercare altri passaggi: con quella macchina andavi alla festa e con quella dovevi tornare. Di solito ancor prima che la festa iniziasse.
Alle medie negli anni ’90 stalkeravi il tizio più grande chiamandolo da una cabina telefonica e con duecentolire gli dicevi a malapena chi eri, cosa volevi e perché lo stavi disturbando nel bel mezzo della partita al Nintendo. Avevamo il Mio Caro Diario rosa che ci diceva con quale prestante compagno avevamo più affinità sentimentale.
Ed eravamo molto brutte e tanto sfigate, però alle medie non te ne accorgi perché sono tutte come te e nessuna ha un fidanzato e tutte erano innamorate di Dawson e Paecy e sognavamo il principe azzurro e si chiamava sempre Andrea e aveva sempre i capelli biondi e gli occhi azzurri e tutte volevamo fare le archeologhe, le geologhe, le speleologhe, le giornaliste e nessuna l’estetista.
Se avessimo voluto fare le estetiste almeno avremmo avuto chili di peli superflui in meno e saremmo state più appetibili per tutti i nostri coetani che, ben lungi dal non essere abbrutiti dagli anni ’90 e dalle medie, se la spassavano in pantaloncini sul campo da calcio, infischiandosene del resto.
E di noi, perché il capello ispido e la sopracciglia incolta non piacciono a nessuno, neanche a dei dodicenni sfigati.
Mademoiselle says
Ho fatto le medie senza Alcatel (è arrivato in quinta ginnasio ed era un Motorola) e senza Dawson (quello è arrivato pure un paio d’anni dopo) ma per il resto gli orrori delle medie li ho vissuti tutti, fuseaux e polpacci pelosi compresi. Ai miei tempi andavano gli 883 “la donna il sogno e il grande incubo”. Credo farò grossi incubi stanotte…
Amina says
Non dimentichiamoci di chi aveva anche l’apparecchio ai denti!
Enrica says
E non hai citato il fiorire di servizi telefonici dedicati a qualsiasi cosa, tutti quegli 899 per scoprire affinità, avere consigli sentimentali e trovare nuovi amici. E poi la copertina di Cioè era adesiva: i diari erano pieni di immagini ritagliate, facce ammiccanti e cuoricini. Internet non era per tutti, quindi si fotocopiavano gli articoli di giornale e si scambiavano poster. Ah .. il mio primo cellulare somigliava ad un odierno telefono satellitare, per quanto era ingombrante e pesante.
Kyra says
Mamma mia… il Caro Diario, Cioè, Top Girl e tutto il resto. Io ero ancora più sfigata perchè non guardavo “Dawson’s Creek” e simili perchè li consideravo apertamente delle “stupide telenovelas per ragazzi” XD