C’erano una volta la tv e delle cose intelligenti da vedere. Poi sono arrivati i reality shows, le arene e i contenitori trash della domenica a rovinare un quadretto composto da sit-com familiari che hanno accompagnato la nostra infanzia.
Su K2, canale poco battuto del digitale terrestre, continuano a vivere sempre felici e sempre sorridenti i Robinson. Theo fa quasi tenerezza, con i suoi sformati maglioni anni ’90 da gran giocatore di basket, e Vanessa civetta avvolta nelle sue spalline troppo larghe. Rudy è ancora piccola, ma le sue treccine, sempre le stesse, sono lì a ricordarti gli anni che passano. I Robinson ora non esistono più. Ogni tanto, così come per gli evergreen tipo Friends, E.r., Beverly Hills, Settimo Cielo, ritornano a tarda ora su canali introvabili: se sei fortunato li trovi e li riguardi con piacere. Wikipedia mi dice che il titolo originale dello show in America risponde al nome di The Bill Cosby Show, perchè quello popolare era Bill e nessun altro e gli ascolti si poggiavano almeno inizialmente sulla sua verve comica. Ma, come sempre parlando di doppiaggi e trasposizioni, c’è l’inghippo: provate a nominare “I Robinson” a una famiglia media americana, nessuno saprà di cosa state parlando. Nella versione originale, infatti, il cognome della famiglia è Huxable, troppo difficile da pronunciare per noi poveri italiani inetti, e per questo trasposto in quello più congeniale che conosciamo tutti.
E Vicky il robot? Lei e il suo vestitino rosso, con i boccoli tirabaci a incorniciare il suo volto di bimba cyborg degli anni ’80. Ancora sogno la notte di memorizzare un libro in un lampo, proprio come faceva lei. Una povera reietta della società, un’automa di cui nessuno doveva conoscere la vera natura, ma servizievole come e più di Cenerentola, sguattera di una famiglia che la metteva in un armadio a dormire, e la faceva prendere in giro dalla terribile Henriette, la vicina di casa tutta lentiggini.
Genitori in Blue Jeans, Una bionda per papà e Otto sotto un tetto rientrano nei piani “Costruisci la famiglia allargata perfetta” poi culminata nel clan Camden di Settimo Cielo. Case americane perfette, gigantesche, con giardino incorporato, mille piani per accogliere parenti, figli, figli dei figli, amici, poveri ragazzi adottati, fidanzate, nonni, cani, gatti e chi più ne ha più ne metta. Una madre sempre instancabile, che cucina per tutti, lavora, sta dietro ai capricci dei figli, immancabilmente colti nel periodo dell’adolescenza, un padre presente, gran lavoratore, e poi i caratteri tipici dei giovani made in Usa: la svampita, la secchiona, il simpatico, lo sfigato, la cocca di papà.
Ma la perfezione, cioè la perfezione perfetta, resta quella di Settimo Cielo. Un padre pastore, una madre casalinga perfetta, bionda e servizievole come la signora del Mulino Bianco, che non si capisce come faccia a pulire una casa di tre piani con giardino immensa mentre tutte le figlie femmine che ha sfornato pensano a baciare più ragazzi possibili al primo appuntamento, ché di più non si può, il sesso prima del matrimonio è vietato dalla chiesa. E così, per anni, sotto i nostri occhi, scorrono le vicende della famiglia più morigerata della tivvù, che, sotto sotto, cova per ribellarsi al sistema bigotto che non gli permette di andare a letto con mezza Glenoach. No alla violenza! No alla droga! No al fumo! No alle bugie! No al sesso! No al divorzio! predicano il pastore a sua moglie a una tribù di figli immensa poi aggiornata con una serie di ospiti infinita, nonché generi e nipotini e trovatelli raccolti agli angoli di strada. Le figlie femmine, talmente morigerate che nel corso dell’adolescenza baciano di certo un quantitativo di uomini pari alla popolazione del Nebraska, ma senza mai andarci a letto, e i figli maschi, altrettanto bigotti e frustrati, sono costretti a sposarsi a 18 anni per approfittare del talamo nuziale e consumare biblicamente (e quanto mai espressione fu più appropriata) il rapporto.
Poi sono arrivati Dawson’s Creek, Beverly Hills e O.C a rovinare il quadretto familiare e a sporcarlo con relazioni ambigue, tradimenti, sotterfugi, amanti, talmente tanti che al reverendo Camden sarebbe venuto un infarto fulminante.
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