Cosa succede se la famiglia calabra è costretta, per forza di cose, a spostarsi dall’amata terra in occasione di una festa comandata per trasferirsi – bagagli alla mano e figli al seguito – nella città d’adozione della figlia primogenita? Ecco il racconto di una vera Pasqua Calabra… in terra straniera.
Quando, l’anno scorso, vi raccontavo dell’esperienza della famiglia calabra che si sposta dalla terra natìa e vi dicevo “Se non ami i cambiamenti, non ospitare tua madre” non parlavo mica a sproposito. Perché quando la madre si sposta, insieme a tutta la famiglia calabra, innanzitutto c’è una ragione ben precisa, che non può ridursi al banale “Vado a trovare mia figlia che abita in una grande città“. Perché la famiglia calabra non si sposta, armi e bagagli, a caso, non chiude casa sigillandola come se stesse abbandonandola senza motivo; non si imbarca su un aereo rischiando la vita senza che ve ne sia ragione.
Sdradicare una famiglia calabra dalla proprie abitudini e dalla propria casa è più difficile che togliermi un vassoio di Tiramisù da sotto il naso. L’occasione del 2012 – ché la famiglia calabra si sposta una volta l’anno, non di più – è la Pasqua e anche la visita e conseguente colonizzazione della casa che la figlia espatriata ha ben pensato di dividere con il fidanzato sabaudo. Per l’occasione (e per la sua sanità mentale), il fidanzato sabaudo leverà le tende e tornerà da mammà, per lasciare spazio vitale agli ospiti calabri.
Pe risparmiare prenoti a tutta la famiglia un volo lowcost, senz’altro scomodo, ma decisamente conveniente. Non avvezzi agli spostamenti, ti ritrovi a spiegare a diversi membri la differenza tra check in, controllo bagaglio e gate più e più volte. Arrivano ed è già colonia: valigie, pranzo, con la mamma calabra che si appropria del fornello perché se non cucina va in debito d’ossigeno.
Tutto sommato la famiglia calabra è discreta e la presenza di mamma calabra trasforma la tua casa in un meraviglioso paradiso della pulizia. Ciò che tu consideri pulizie di primavera per lei è routine quotidiana e sin dalle prime ore del mattino si mette a spolverare, lucidare, ottimizzare tutto ciò che le passa sotto mano.
Una piccola menzione alle abitudini della mamma calabra che presume sempre che tu non abbia la minima idea di come organizzare lo spazio o sistemare la spesa, o mettere a posto gli armadi( e di solito ha ragione). La trovi sempre indaffarata a spostare piatti, barattoli e a travasare bottiglie d’acqua lasciate a metà, a riorganizzare gli armadietti, a buttare cartacce, a controllare la data di scadenza.
Con una mano cucina, con l’altra controlla che sotto la bottiglia dell’olio vi sia un nutrito strato di Scottex ad assorbire eventuali disastri che la figlia calabra è nota combinare.
Il soggiorno va avanti in un tripudio di parentame, pranzi cene pranzi cene ed escursioni in città, finché alla mamma viene vietato di cucinare il pranzo di Pasqua perché la figlia inetta in cucina vuole rovinare la festa a tutti, preparando dall’antipasto al dolce.
E’ il momento di massima sofferenza. Per evitare di soffrire, guardando i fornelli che si accendono e si spengono senza la sua supervisione, sprimaccia i cuscini di tutta la casa e poi torna in cucina a sbirciare che sia tutto a posto. A tavola è triste, perché nessuno le fa i complimenti (e neanche alla figlia, se è per questo). Avrà modo di rifarsi generando, da due chili di farina e in un’ ora scarsa di tempo, un centinaio di biscotti da distribuire ad amici, parenti e colleghi, che la aduleranno e le chiederanno di restare in terra sabauda per sempre, al posto della figlia inetta in cucina.
The Girl with the Suitcase says
Molto simpatico questo post. 🙂
Valentina says
l’interrogativo adesso è… cosa ha cucinato la figlia inetta per il pranzo di Pasqua? =)
Modemoda says
Mi hai fatto sorridere con questo post!davvero simpatico:) tra l’altro ho un’amica pugliese e mi ha raccontato dei lori pranzi pasquali..infiniti!!!!
passa a trovarmi!
Ciao!;)